"Ho visto i guanti in lattice nello zaino". Così l'altra fidanzata ha incastrato il compagno di Giulia Tramontano

"Mi ha detto che Giulia aveva un disturbo bipolare, ma io non l'ho fatto entrare, avevo paura", il racconto della ragazza italo-inglese che aveva una relazione con il killer Alessandro Impagnatiello

"Ho visto i guanti in lattice nello zaino". Così l'altra fidanzata ha incastrato il compagno di Giulia Tramontano
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Lo hanno invitato a raggiungerle, insieme. Lui non si è presentato. Così dopo avere parlato a lungo, della relazione con Alessandro Impagnatiello e delle sue bugie, Giulia Tramontano ha preso l'auto ed è andata a casa. Lo ha affrontato, gli ha detto che se ne andava. Lui l'ha uccisa. La collega-barista del killer all'Armani Bamboo bar in pieno centro ai Milano è stata l'ultima ad avere sentito la ragazza. "Come va?", le scriveva. Ma la persona che le ha risposto per un po' su Whatapp non era Giulia e lei lo ha capito quasi subito. "Scriveva in modo diverso", ha detto agli investigatori, sentita ieri notte. Non solo: quell'alleanza sancita poco prima contro l'uomo che le aveva tradite entrambe, era stata troncata all'improvviso. "Non sono stata pienamente sincera con te. Lasciami in pace", le avrebbe detto Giulia. E anche: "Tante cose non sono vere. Parlatene voi due, io voglio solo tornarmene a casa mia". L'altra la incalza ancora e forse mossa da un brutto presentimento, le scrive: "Voglio sapere solo se stai bene. Possiamo vederci domani come abbiamo detto, poi io rispetterò la tua decisione".

A quel punto la ragazza prova a contattare anche Alessandro, chiedendogli di parlare con la ragazza ma lui inventa delle scuse. "Dorme", le dice. E poi alla richiesta di rispondere alla video chiamata: "Non c'è, è da un'amica". Quella notte lui si presenta sotto casa sua, una casa di ringhiera alla periferia di Milano. "Fammi salire, parliamo". Lei dà retta alle sue sensazioni, capisce che qualcosa non va e non lo fa entrare. Una precauzione che forse le ha salvato la vita. "Giulia ha dei problemi psichiatrici", continuava a ripeterle il 30enne in un dialogo che si svolge solo dalla finestra del ballatoio. Poi demorde e va via. Il panettiere sotto casa che inizia presto a lavorare, li sente litigare nella notte. "Intorno alle 2 li ho visti davanti al portone, la macchina di lui era parcheggiata sul passo carraio con la portiera aperta: cercava di tranquillizzarla e le diceva 'calmati, parliamo. Era la prima volta che li vedevo insieme". L'ultimo incontro con Alessandro da parte della ragazza avviene lunedì pomeriggio, al bar in cui sono colleghi. È in quella circostanza che vede che dal suo zaino fuoriescono "guanti in lattice di colore azzurro", come riferirà, a verbale, ai carabinieri.

Da quanto è stato ricostruito in queste ore, Impagnatiello aveva anche falsificato un test del dna per dimostrare alla donna con cui non aveva una relazione ufficiale che il figlio non era suo. Ma la donna aveva capito che qualcosa non andava, così aveva infine deciso di cercare l'altra donna e incontrarla di persona. "Se hai problemi - le avrebbe detto - puoi venire a stare da me".

La 29enne incinta, però, è rientrata a casa, a Senago, dove l'aspettava il compagno, che - a quanto emerge - dopo due anni e mezzo (si erano conosciuti alla fine del 2020) voleva interrompere la relazione con lei. Lo ha fatto, alla fine, uccidendola nel loro appartamento, tra le 19 e le 20.30 di sabato sera.

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