Il tetto che viene giù e quella casa diroccata, per anni usata dai bambini e ragazzini del luogo per inventare chissà quali avventure, è diventata la trappola mortale per Ethan Romano e Patrick Zola, 15 e 14 anni. Erano le 20 del giorno di Pasquetta e con il cambio orario c'era ancora qualche rimasuglio di luce a Nuoro, quando il boato del solaio che crolla ha fatto presagire il peggio. Ethan e Patrick si trovavano in quella vecchia casa diroccata insieme a un amico, rimasto però all'esterno. È lui che ha fatto la prima telefonata di aiuto, non ai soccorsi ma a una loro amica, coetanea, che ha chiamato il 112. Il giovanissimo testimone, unico presente al momento della tragedia, verrà sentito nei prossimi giorni dalla procura di Nuoro per chiarire la dinamica dell'incidente e, intanto, è stato aperto un fascicolo anche per individuare eventuali responsabilità.
La proprietà dell'immobile sarebbe in capo a diversi eredi che, probabilmente, non sono mai riusciti a trovare un accordo per sistemare, vendere o demolire quella vecchia casa. "Dicevamo spesso loro di non andare in quel rudere. È in quello stato da tanti anni, ma era una tradizione. I ragazzi ci andavano tutti dentro nonostante i nostri avvertimenti per il pericolo che correvano", dice oggi suor Sandra, catechista dei due ragazzini, ai microfoni dell'Unione sarda. Gli investigatori dovranno accertare se ci fossero cartelli che segnalassero il pericolo e, soprattutto, se ci fossero elementi per interdire l'accesso al rudere.
Stando alle prime indagini condotte dai carabinieri, coadiuvati dai vigili del fuoco, i due ragazzini al momento del crollo si trovavano al primo piano dell'edifico, dove sono state trovate le macchie di sangue. Sono servite 5 ore di incessante lavoro per estrarre i corpi dalle macerie proprio a causa dell'instabilità di quella struttura, che potrebbe presentare nuovi crolli. "Erano sempre qui, in questo casolare ci venivamo anche noi a volte insieme a loro", dicono oggi gli amici dei due ragazzini. Quella casa è stata per generazioni un "fortino" in cui ritrovarsi e tutti sapevano che, prima o poi, la struttura avrebbe ceduto. "Qui ci venivano i ragazzi di questa generazione, ma ci sono venuto anche io da piccolo.
Ultimamente dicevamo ai nostri figli di non entrare dentro, perché era sempre più pericoloso, ma i ragazzi forse per il loro spirito di ribellione fanno anche ciò che non devono fare. Questa è una grande tragedia per noi e per tutta la città", ha dichiarato il papà di uno degli amici dei due ragazzi all'Unione Sarda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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