"Aveva un tumore". Ma Mattia fu ucciso da un aneurisma. La verità che smentisce i medici egiziani

Il bambino si trovava in vacanza con la famiglia a Marsa Alam quando ha accusato un malore ed è morto a soli 9 anni. L'ospedale aveva sostenuto avesse un cancro al cervello o una polmonite batterica

"Aveva un tumore". Ma Mattia fu ucciso da un aneurisma. La verità che smentisce i medici egiziani
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Il piccolo Mattia Cossettini, morto a Marsa Alam mentre si trovava in vacanza con i genitori, è deceduto per "un'emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti". Così ha spiegato l'avvocato della famiglia, Maria Virginia Maccari, dopo l'autopsia eseguita sul bimbo. "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione Sanitaria del Mar Rosso", ha aggiunto. Lo scorso 7 gennaio, durante una gita in barca a Marsa Alam, il piccolo ha accusato un malore e prima di allora non c'era stato alcun sintomo: il piccolo godeva di ottima salute.

I genitori riferiscono che potrebbe esserci stata una sottovalutazione del quadro clinico fin dalle prime fasi, quando il piccolo è arrivato in ospedale. "Poi c'è stato un errore di refertazione da parte dei medici dell'ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l'assenza di attrezzature", prosegue l'avvocato, che riferisce che Mattia è stato "tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un'ossigenazione bassa". Ma il piccolo non ha mai dato nemmeno un colpo di tosse.

È rimasto "su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all'incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi". Quel che emerge da questo caso, ci ha tenuto a sottolineare l'avvocato Maccari, "è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso". Il primo presidio ospedaliero attrezzato per le emergenze si trova a tre ore di auto e, soprattutto, "non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo".

Se ci fossero le strumentazioni adeguate, ha spiegato l'avvocato, "in alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l'utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc".

I genitori di Mattia, conclude l'avvocato, "si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort".

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