"Era l’immagine del dolore materno, mentre piangeva inginocchiata davanti alla bara del suo bambino appena morto". È il ricordo che don Angelo Mazzola, il parroco di Pedrengo, conserva di Monia Bortolotti, la giovane mamma accusata di aver ucciso i suoi figlioletti di 2 e 4 mesi, Alice e Mattia, a distanza di un anno l'uno dall'altra. Parole, quelle del prete, che contrastano con la pesantissima accusa di duplice infanticidio formulata dalla procura nei confronti della donna, nata a Calcutta (India) ma cresciuta in Val Seriana. I carabinieri della Sezione operativa della compagnia di Bergamo sembrano convinti che la 27enne abbia ritoccato le versioni fornite all'epoca dei fatti una volta venuta a conoscenza dell'indagine a suo carico. Intanto domani, martedì 7 novembre, si terrà l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Federica Gaudino.
"Piangeva sulla bara"
Alle esequie del piccolo Mattia, morto il 25 ottobre del 2022, c'era anche don Angelo Mazzola. "Quando era morta la bambina ero assente da Pedrengo per gli esercizi spirituali. Sono andato in casa loro per il bambino. Lo avevano appena deposto nella bara bianca – racconta il sacerdote al quotidiano il Giorno –.La madre era inginocchiata davanti alla bara, piangeva, sussurrava non so se preghiere o parole. Ai lati della bara c’erano il compagno e il padre adottivo di lei che la confortava. I nonni paterni erano disperati, era il secondo nipotino che perdevano. Il bambino aveva un viso composto, bello. Pareva un angioletto". L'immagine di una madre affranta, spezzata dal dolore per la morte prematura dei figlioletti, è la stessa che restituisce una coppia di anziani in visita al cimitero di Pedrengo, dove sono sepolti i corpicini di Alice e il fratellino. "Abbiamo notato questa giovane donna, a volte sola, a volte con il marito. - dicono riferendosi a Monia Bortolotti - Piangeva. Chissà dove va, ci chiedevamo? Ecco, veniva dove siamo adesso, davanti alla tomba del suo bambino. L’abbiamo vista per tutto l’inverno. Da un po’ di tempo non la vediamo". Racconti che stridono con quanto emerge dalle 200 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Gaudino a carico della 27enne.
I cuscini di Alice
Gli investigatori sono certi che la ragazza, per quanto irrisolta, abbia "ritoccato ad arte" - scrive il Corriere.it - la narrazione degli eventi negli sfoghi affidati ai social, ravvisando alcune incongruenze tra le parole messe a verbale e quelle pubblicate sul suo profilo Facebook. A partire dai cuscini di Alice, la primogenita morta a 4 mesi il 15 novembre del 2021. All'epoca il caso viene archiviato come morte in culla: Bortolotti sostiene di aver fatto addormentare la figlioletta dopo averla allattata e che il decesso sia sopraggiunto a seguito di un rigurgito fatale. Ma quando la bimba viene riesumata per l'autopsia, successivamente alla morte del fratellino, la 27enne aggiunge un dettaglio che in precedenza aveva omesso facendo riferimento, per l'appunto, ai cuscini. Ne scrive anche il 30 agosto 2023 in un post: "La colpa è mia per averla messa a dormire a lato sui suoi cuscinotti tanto morbidi". Una mezza verità per chi indaga.
Il calvario di Mattia
Ancor più drammatica è la cronologia degli eventi che si susseguono nella breve vita del piccolo Mattia. Il piccolo nasce il 27 agosto 2022. Il 14 settembre viene ricoverato perché non respira più, ma si salva. Il 17 ottobre esce dall'ospedale e, otto giorni dopo, la mamma allerta di nuovo il 118. Per il bimbo non c'è nulla da fare. Bortolotti sostiene che il figlio sia andato in apnea durante una poppata. L'autopsia rivela invece che è morto per "asfissia meccanica da compressione toracica". A quel punto la 27enne cambia parzialmente versione: "Il secondo figlio - scrive sulla pagina Facebook Sids Awareness ad agosto 2023 - se ne andato molto probabilmente schiacciato da me mentre mi sono addormentata allattandolo. Al mio risveglio era ancora vivo, ma per poco. La colpa è ancora mia perché, per evitare la stessa tragedia avvenuta alla sorellina, lo tenevo in braccio giorno e notte, camuffando le mie paure per non disturbare nessuno". Per gli investigatori la giovane avrebbe tentato di uccidere il figlioletto già una volta, prima di quella fatale, perché non ne sopportava il pianto.
Il dolore del papà
In questa immane tragedia, che si consuma tra dubbi e sospetti, resta la certezza del dolore di Cristian Zorzi, il papà dei due fratellini.
Non era in casa quando sono avvenuti entrambi i decessi e, una volta appresa la notizia delle indagini, ha deciso di troncare la relazione con la compagna. "Non ho niente da dire - dice ai cronisti che lo hanno raggiunto all'esterno della sua abitazione di Pedrengo - Così è oggi e sarà per sempre, non avete idea di che cosa si provi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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