"Ci sono gli indizi". Ma il tunisino che uccise Alice Neri potrebbe tornare libero

Il ventinovenne Mohamed Gaaloul, ad oggi principale indiziato per la morte della trentaduenne Alice Neri, potrebbe lasciare il carcere di Modena: nonostante gli indizi a suo carico, l'avvocato difensore ne ha chiesto la scarcerazione e il tribunale del Riesame dovrebbe esprimersi il prossimo 24 gennaio

Un primo piano di Alice Neri
Un primo piano di Alice Neri

Gli aspetti da chiarire sulla morte di Alice Neri restano comunque tanti, per quanto a detta degli investigatori il principale indiziato resti ad oggi il ventinovenne tunisino Mohamed Gaaloul. Quest'ultimo potrebbe però essere scarcerato a breve, in attesa del prosieguo delle indagini: nonostante gli indizi contro di lui, l'avvocato difensore ne ha chiesto la scarcerazione e l'udienza del tribunale della Libertà di Bologna è stata fissata per il prossimo 24 gennaio. Questi gli ultimissimi sviluppi relativi alla scomparsa della trentaduenne trovata priva di vita lo scorso novembre a Concordia, un paese situato nella provincia di Modena. Il cadavere della donna, carbonizzato, si trovava nelle campagne modenesi all'interno dell'automobile sulla quale si era appena allontanata da un locale nelle primissime ore del mattino.

Qui, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe trascorso alcune ore in compagnia di un amico, chiacchierando davanti ad uno spritz. Le telecamere del sistema di videosorveglianza della zona avrebbero però ripreso anche l'extracomunitario, risultato peraltro destinatario di un provvedimento di espulsione. In particolare, sempre secondo l'accusa, si vedrebbe l'uomo avvicinarsi all'automobile della donna intorno alle 3, dopo che quest'ultima era uscita dall'esercizio commerciale. La fuga del magrebino, che subito dopo la tragedia lasciò l'Italia, insospettì subito le forze dell'ordine. Dopo la cattura, aveva dichiarato di essere estraneo alla vicenda e di aver accettato, la notte del delitto, un passaggio da una "donna bionda". Sempre a detta della procura però, nei suoi confronti sarebbero stati raccolti chiari e gravi elementi di colpevolezza. Ci sono come detto le immagini che lo ritraggono all’esterno del locale la notte del dramma.

C’è la bicicletta con la quale Mohamed era arrivato al bar, rimasta poi incustodita. E quella mattina, intorno alle 4.50, qualcuno avrebbe impostato il navigatore del cellulare della defunta su un paese della provincia di Mantova (Poggio Rusco) dove secondo i media modenesi risiederebbe il fratello dell'accusato.

Il nordafricano, attualmente detenuto presso il carcere modenese, si era recato in Francia nelle ore immediatamente successive alla tragedia: aveva giustificato questa sua azione dicendo di esser stato assunto come imbianchino da una ditta francese e a dare manforte a questa sua posizione è stata nei giorni scorsi anche la sorella del magrebino, portando come prova una foto pubblicata sui social che lo ritrae a lavorare in cantiere. La difesa avrebbe quindi chiesto di esaminare nuovamente la sua posizione nella convinzione che le prove raccolte non abbiano raggiunto quel grado di gravità tale da giustificare un’ordinanza cautelare.

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