"Non è la voce di mia figlia". La retromarcia della madre di Kataleya

Interrogata nuovamente dagli inquirenti nelle scorse ore, la madre di Kataleya ha ritrattato quanto affermato da lei stessa in precedenza: la voce di una bambina (o di un bambino) che si sente in un filmato girato dalle telecamere di sorveglianza non sarebbe della figlia scomparsa lo scorso 10 giugno

"Non è la voce di mia figlia". La retromarcia della madre di Kataleya
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La voce di Kataleya non si sentirebbe in nessuno dei video emersi negli ultimi giorni. Lo avrebbe precisato proprio nelle scorse ore agli inquirenti Katherine Alvarez, la madre della bambina scomparsa lo scorso 10 giugno, facendo retromarcia rispetto a quanto da lei stessa dichiarato in un primo momento solo qualche giorno fa. Lo riporta stamani il quotidiano Il Tirreno, ripartendo dal filmato nel quale si sente pronunciare ad alta voce la parola "basta" da un bambino o da una bambina, per un urlo che sembrava provenire proprio dalle vicinanze della stanza dell'ex-Hotel Astor nel quale viveva la bimba insieme ai familiari. La madre aveva affermato inizialmente di aver intravisto nelle riprese la finestra della camera nella quale loro si trovavano e (soprattutto) di aver riconosciuto la voce della figlia: a pronunciare quel "basta" sarebbe stata proprio Kataleya, a suo dire.

Proprio quando i carabinieri sembravano poter contare su un nuovo indizio, è però arrivato il dietrofront: Katherine è stata nuovamente ascoltata dagli investigatori e in quel frangente avrebbe negato tutto, dicendo di essersi sbagliata. "Si è trattato di un mero equivoco – precisano in un comunicato gli avvocati della famiglia – comprensibile dato lo stato di evidente prostrazione in cui stanno vivendo i genitori di Kataleya". Stando agli ultimi sviluppi investigativi, l'urlo in questione sarebbe di un bambino e non sembrerebbe essere legato tanto alla sparizione di Kata, quanto ad un'aggressione ad un adulto da parte di altri occupanti dell'Astor (per motivi ancora da chiarire del tutto, a quanto pare). Il piccolo in questione avrebbe assistito alla scena ed avrebbe quindi urlato nel tentativo di fermare gli aggressori. Intanto, sul fronte delle indagini si continua comunque a lavorare sul circuito di videosorveglianza del quartiere, e non solo: sarebbero circa 1500 le telecamere cittadine da cui è stata estratta una copia del girato.

Una volta messa da parte e cristallizzata questa mole enorme di immagini, il lavoro dei carabinieri si concentrerà su una ventina di "occhi elettronici", ovvero quelli più vicini alla sede dell'Astor. Si cercherà di ripercorrere in modo scientifico, e con strumenti d'avanguardia in dotazione ai carabinieri del Ros, le ore precedenti alla scomparsa di Kata e quelle immediatamente successive. Nelle ricerche effettuate subito dopo la denuncia della madre infatti, le immagini sarebbero state visionate, ma non da personale specializzato e con strumenti avanzati.

L'inchiesta va insomma avanti, ma le difficoltà non mancano e le numerose piste emerse e poi tramontate all'improvviso nel corso di queste due settimane lo testimoniano. E non fanno che infittire il mistero, mentre Kata sembra essersi volatilizzata.

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