Su cosa si sono basati gli inquirenti nella ricostruzione dell’omicidio di Giulia Cecchettin? Alla vigilia dell’inizio del processo per Filippo Turetta - che partirà il 23 settembre - è stato mostrato per la prima volta in tv l’interrogatorio che il 22enne ha reso dopo la cattura in Germania e l’estradizione in Italia. Interrogatorio, testimonianze, telecamere e oggetti hanno appunto concorso a questa ricostruzione, che sarà in aula la base accusatoria. Non c'è stata udienza preliminare e non ci sarà perizia psichiatrica: si annuncia un processo molto veloce.
È stata la trasmissione Quarto Grado a diffondere questo documento inedito: gli stralci più interessanti per la ricostruzione dell’omicidio. In realtà, l’interrogatorio nel carcere di Verona Montorio è durato circa 7 ore: in quella sede Turetta non ha parlato solo di dinamiche, ma anche di quello lui e Giulia si sono detti, oltre a proprie espressioni personali, che danno indizi precisi sul movente: la fine della relazione, la vita di Giulia che sarebbe continuata altrove e forse con un altro ragazzo.
“Sono responsabile. Sono colpevole”, esordisce Turetta nell’interrogatorio. Racconta di aver portato dei regali a Giulia la sera dell’omicidio, l’11 novembre 2023, ma anche che Giulia li avrebbe rifiutati e sarebbe uscita dall’auto: i due si trovavano nel parcheggio di un asilo a Vigonovo, dopo aver trascorso la serata al centro commerciale. “Non volevo che andasse via”, ha aggiunto, spiegando di aver preso un coltello, che si è rotto e di averla colpita probabilmente al braccio. “Volevo stesse in silenzio, volevo che tornasse in macchina”, rincara.
Dopo aver riportato Giulia in auto, Turetta ha spiegato di non sapere dove andare e di essere giunto alla zona industriale di Fossò. Lì Giulia si è liberata ed è uscita nuovamente dalla vettura, correndo, venendo però raggiunta: “Ho iniziato a colpirla con il coltello. Le ho dato, non so… una decina, dodici, tre… diverse, diversi colpi col coltello. Volevo colpire sopra al collo, sulla spalla, sulla testa cioè sulla faccia. Era rivolta verso di me. Si proteggeva dove la stavo colpendo”. Agli inquirenti mima con una penna il gesto del coltello e afferma di averle inferto un’ultima coltellata sull’occhio.
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“Non avrei mai pensato di farle questo, ecco, ho preso la macchina, l’ho caricata in macchina e poi siamo partiti…ho provato a scuoterla, a urlarle a voce ma non rispondeva…”, è la sua conclusione prima di raccontare di averla lasciata
nei pressi del lago di Barcis e poi aver continuato a guidare fino in Germania. Ha colpito molto in trasmissione l’atteggiamento di Turetta, che parla con lunghe pause, non piange e guarda spesso a terra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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