"Agguato premeditato": così i killer moldavi hanno ucciso Lorenzo Nardelli a Mestre

Il gip del tribunale di Venezia ha convalidato l'arresto dei due cugini moldavi. L'autopsia ha rivelato segni di trattenimento e di violento pestaggio

"Agguato premeditato": così i killer moldavi hanno ucciso Lorenzo Nardelli a Mestre
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Lorenzo Nardelli, il 32enne di Salzano trovato senza vita nell'ascensore di un condominio di Mestre in via Rampa Cavalcavia, sarebbe morto a seguito di un agguato premeditato. Questa l'ipotesi degli inquirenti, che stanno indagando sull'omicidio avvenuto lo scorso 9 agosto. I cugini di origini moldave Radu e Marin Rasu respingono ogni accusa, affermando di essersi difesi da un tentativo di furto, ma le recenti prove starebbero rivelando ben altri fatti.

L'agguato premeditato

In queste ultime ore sono arrivati i risultati dell'autopsia svolta sul corpo di Nardelli e secondo il parere del medico legale i segni del violento pestaggio sono evidenti. Tutto fa pensare che il 32enne sia stato trattenuto mentre veniva colpito ripetutamente e con grande forza.

L'esame autoptico, effettuato nel corso della mattinata di ieri, ha evidenziato segni evidenti sulle braccia del giovane che dimostrano come sia stato trattenuto con vigore da qualcuno. L'aggressione è stata feroce, e secondo Cristina Mazzaroli, la professionista incaricata di eseguire l'esame, a uccidere Lorenzo Nardelli sarebbe stata una lesione riportata alla testa. Per la precisione, il medico legale parla di "politrauma cranico e toracico".

Dopo l'acquisizione di prove e testimonianze, e successivamente all'interrogatorio dei due cugini, l'ipotesi che pare più accreditata è quella che il 32enne sia stato vittima di un agguato premeditato, come riferito oggi dalle agenzie di stampa. Ci sarebbero delle contraddizioni nel racconto dei due cugini che avrebbero convinto gli inquirenti a seguire questa pista.

La convalida del fermo

Quest'oggi il gip del tribunale di Venezia Alberto Scaramuzza ha convalidato l'arresto di Radu e Marin Rasu, 32 e 35 anni, accusati di omicidio. I due imputati, difesi dall'avvocato Jacopo Trevisan, continuano a sostenere la loro versione dei fatti. Rientrati a casa, avrebbero trovato la porta dell'ingresso manomessa. Una volta entrati nell'abitazione, si sarebbero imbattuti in tre individui, uno dei quali avrebbe colpito al volto uno di loro, dando origine a una colluttazione. Si sarebbe trattato, dunque, di un tentativo di furto finito male.

Tante, però, le cose che non tornano, a partire dai racconti dei vicini che abitano nello stesso palazzo. Qualcuno avrebbe udito delle grida e delle richieste d'aiuto.

"Ho sentito colpi e urla fino all'arrivo della polizia", ha raccontato un'anziana signora, come riportato dal Corriere del Veneto. "Sembrava un regolamento di conti, qualcosa che ha a che vedere con delinquenza e spaccio più che con l’intrusione per un furto".

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