"Polpette avvelenate...". L'ex agente di Gladio sul caso Orlandi

A distanza di 40 anni, resta forte la volontà di far luce su quanto accaduto a Emanuela. La riflessione dell'ex agente di Gladio e le parole di Pietro Orlandi

"Polpette avvelenate...". L'ex agente di Gladio sul caso Orlandi
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Il 22 giugno del 1983, ormai 40 fa, scompariva nel nulla Emanuela Orlandi, una cittadina vaticana di soli 15 anni. Per tutto questo tempo la famiglia non ha mai smesso di cercarla, e continua ad aspettare delle risposte su un caso che ha toccato l'intera Nazione. Parlando ai microfoni di AdnKronos, Antonino Arconte, ex agente della struttura segreta Gladio, incoraggia Pietro Orlandi a non arrendersi e a lottare per la sorella.

"Scavando, qualcosa si intravede nella nebbia"

"Il fratello di Emanuela fa benissimo a non arrendersi anche dopo quarant'anni per avere una parola di verità ma stia attento a non lasciarsi trascinare nelle paludi", dice l'ex agente di Gladio, che nel marzo del 1998 incontrò il capo delle Guardie Svizzere Alois Estermann, poco tempo prima che questi morisse.

Che ci sia una relazione fra quest'ultima vicenda e la scomparsa di Emanuela? Pietro Orlandi non lo esclude. "Se avessi qualcosa di concreto su Emanuela lo direi. Tuttavia credo che in Vaticano sia tutto collegato", spiega l'ex agente Antonino Arconte. "Pietro Orlandi fa benissimo ad andare avanti. Qualcosa nella nebbia, scavando, si riesce sempre ad intravedere. Lui non vuole mollare ma deve fare attenzione a non lasciarsi trascinare nelle paludi", aggiunge.

Ma quali sono queste "paludi"? L'ex agente di Gladio ricorda alcune affermazioni di Orlandi circa le presunte uscite notturne di papa Wojtyla. "A queste accuse non ho mai creduto", dichiara Arconte, "ma sono cose dette da persone poco attendibili. Anche quella poteva essere una polpetta avvelenata. Pietro vada avanti nella ricerca della verità ma faccia attenzione a non lasciarsi trascinare nelle paludi".

"Aspettiamo parole di speranza"

Dal canto suo Pietro Orlandi non ha alcuna intenzione di arrendersi, e il prossimo 25 giugno, come ogni anno, presenzierà al sit-in a Castel Sant'Angelo per chiedere ancora una volta la verità sulla sorella. Dopo la manifestazione, i partecipanti si presenteranno in piazza San Pietro per ascoltare l'Angelus di papa Bergoglio. "L'inchiesta aperta dal Vaticano è stata aperta per sua volontà. Anche il papa vuole che si arrivi alla verità. Per il quarantennale aspettiamo dal pontefice parole di speranza su questa vicenda", dice all'AdnKronos Pietro Orlandi.

Dopo tanti anni, la speranza è che da tutte le parti coinvolte ci sia davvero l'intenzione di collaborare e fare chiarezza sulla storia di Emanuela. Tante le discussioni, le incomprensioni, le accuse. L'importante, adesso, è arrivare alla verità.

Orlandi non nasconde di essere preoccupato. "Ora è arrivato questo freno al Senato dopo che alla Camera avevo ricevuto unanimi rassicurazioni dalla maggioranza di governo. Io parlai anche con i presidenti di Camera, Senato, e con Mantovano, e da tutti avevo avuto massima solidarietà e rassicurazioni sul desiderio di fare partire questa commissione. L'altro giorno in audizione c'è stato un brutto segnale del Vaticano con il promotore di giustizia Diddi che praticamente ha detto che non gradisce questa commissione", spiega. "Ma come può il Parlamento danneggiare le indagini? Se il Parlamento rinunciasse, sarebbe un bruttissimo segnale. Mi auguro non accada".

La cameretta di Emanuela

La stanza di Emanuela è ancora come la giovane l'ha lasciata. La mamma, Maria, non ha voluto modificare nulla in attesa del ritorno della figlia. "Quella stanza, successivamente divenuta la stanza dei miei figli e dei figli di mia sorella quando rimanevano dalla nonna, è diventata il simbolo di un lungo immobilismo", commenta Pietro Orlandi. "Mia mamma comincia ad avere problemi legati all'età per cui di tanto in tanto dimentica le cose e ora è quasi un bene. Chissà, forse così il dolore per Emanuela viene un poco mitigato.

Anche oggi però mi ha chiesto se ci sono notizie di Emanuela, se sono riuscito a sapere qualcosa di utile", aggiunge. A distanza di così tanti anni, Pietro Orlandi ancora rimpiange di non aver accompagnato la sorella alla scuola di musica, quella maledetta mattina, la mattina della sua scomparsa.

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