Discussione aperta per quanto riguarda la Commissione parlamentare d'inchiesta per fare luce sul caso di Emanuela Orlandi. Intervenuta stamani in udienza al Senato, Laura Sgrò, avvocato della famiglia della ragazza scomparsa, ha fatto sapere che da parte dei congiunti di Emanuela c'è tutta la volontà di vedere realizzata tale Commissione. Si tratterebbe, infatti, dell'ultima occasione per conoscere la verità.
La famiglia Orlandi chiede la Commissione
"La famiglia vuole una Commissione di inchiesta perché sono passati 40 anni, questa rappresenta l'ultima possibilità di sapere cosa è successo", ha dichiarato l'avvocato Sgrò, come riportato dalle principali agenzie di stampa. "Ben vengano le inchieste, ma anche la Commissione perché è il momento di fare luce e di raccontare pezzi di storia che, al momento, non sono stati raccontati. La Commissione può solo aiutare. La ricerca della verità non appartiene alla destra, né alla sinistra, né al centro, ma appartiene agli uomini di buona volontà che vogliono cercare la verità per questa famiglia, per il Paese e anche per i cattolici", ha aggiunto.
Si tratta di un momento decisivo, il caso ha ottenuto grande visibilità, tornado ad essere molto dibattuto nel Paese. La famiglia Orlandi è consapevole che questo è il momento giusto per far sentire la propria voce. Laura Sgrò ha chiesto di mettere da parte le polemiche di queste ultime settimane, e di concentrarsi solo su Emanuela.
"Il sequestro di Emanuela ha accompagnato quaranta anni di storia d'Italia e il suo nome è comparso nelle indagini dell'attentato a Santo Giovanni Paolo II, all'omicidio Calvi, al crack del Banco Ambrosiano, alla Banda della Magliana. Pezzi di storia di questo Paese che sono ancora non del tutto chiariti", ha proseguito. "Capire cosa sia capitato a Emanuela, potrebbe aiutare a chiarire altri fatti importanti della storia d'Italia. La verità abbisogna a tutti, non solo ai familiari di Emanuela".
L'ultima speranza per una madre che attende ancora
I cittadini, ha aggiunto la Sgrò, sono dalla parte della famiglia. Tante le persone che scrivono agli Orlandi, o che li fermano per strada per esprimere vicinanza. Tutti attendono la verità. Da qui la necessità di procedere con l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, "una commissione che tiri le fila, che svolga con onestà e con la dovuta sensibilità il suo lavoro; che metta fine alle tante speculazioni che dilaniano le ferite mai cicatrizzate degli Orlandi, che fermi il circo dei depistatori e dei profittatori". Lo stesso papa Francesco ha affermato di voler fare chiarezza sulla scomparsa di Emanuela.
"Il Parlamento", ha concluso l'avvocato Sgrò, "ha la possibilità di dare l'ultima probabilmente speranza a Maria Pezzano Orlandi di sapere cosa sia successo a sua figlia. A una madre ultranovantenne che ha consumato buona parte della sua vita nell'attesa. Che a lungo ha lasciato le chiavi attaccate alla toppa di casa, perché se fosse tornata Emanuela, avrebbe dovuto potere rientrare in casa".
Commissione arenata
"Il 23 marzo scorso la Camera ha votato all'unanimità la proposta di legge per l'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. All'unanimità", ha poi dichiarato Laura Sgrò. "Sono passati due mesi e mezzo da quel voto e la proposta di legge sembra essersi arenata al Senato. Prima gli emendamenti, che vorrebbero ridurre la durata della Commissione, adesso queste audizioni. Il clima evidentemente è cambiato".
L'intervento di Pietro Orlandi
Preoccupazione da parte di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Parlando con i giornalisti, l'uomo ha dichiarato di aver notato un cambio di atteggiamento. "Questa parola utilizzata dal promotore di giustizia, intromissione, perché?", ha commentato. "Non ha parlato come magistrato ma ha specificato di parlare come rappresentante del Vaticano. Secondo me il lavoro del parlamento è una cosa separata". Orlandi ha spiegato di aver parlato con sottosegretario Alfredo Mantovano, e di aver visto in lui un certo entusiasmo relativo all'apertura di una commissione d'inchiesta.
Cosa dice il promotore di giustizia del Vaticano
"Ritengo che in questo momento aprire una terza indagine che segue logiche e forme diverse dall'autorità giudiziaria, sarebbe una intromissione anche perniciosa per la genuinità delle indagini in corso", ha dichiarato il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, intervenuto in Senato prima del voto sulla Commissione bicamerale di inchiesta.
"Nessun ostracismo, né opposizione alla Commissione parlamentare di inchiesta. Il senso è quello di riuscire in questi mesi a lavorare in maniera genuina senza interferenze", ha poi precisato Diddi, raggiunto dalla stampa a margine dell'audizione. La fase, ha precisato il promotore di giustizia, è molto delicata.
"Ad esempio, se a un testimone, sul quale stiamo lavorando, arriva prima la Commissione, è chiaro che la sua versione non potrà essere considerata genuina rispetto a chi lo dovrà sentire in un secondo momento. Sono tecniche investigative note", ha spiegato.
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