Scomparsa Kata, la potenziale testimone "gela" la madre: "Non so niente, dormivo"

Katherine Alvarez aveva invitato nei giorni scorsi a testimoniare una donna di origini romene, considerata l'"amministratrice" dell'ex-hotel occupato di Firenze dal quale è scomparsa la piccola Kataleya. La diretta interessata ha però replicato dicendo di non sapere nulla del rapimento

Scomparsa Kata, la potenziale testimone "gela" la madre: "Non so niente, dormivo"
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Era stata espressamente invitata a testimoniare da Katherine Alvarez, evidentemente certa del fatto che fosse a conoscenza di dettagli potenzialmente decisivi circa la scomparsa di sua figlia Kataleya Chicclo Alvarez. Una certezza che si è tuttavia rivelata vana: Lidia Mirciu, la cittadina di origini romene che secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti "amministrava" di fatto l'ex-albergo occupato, avrebbe affermato di non aver visto nulla perché quel giorno stava riposandosi dopo essersi sottoposta ad una seduta di chemioterapia. Le indagini volte a far luce sulla scomparsa della bimba di 5 anni dall'ex-Hotel Astor di Firenze, concretizzatasi lo scorso di 10 giugno, stanno insomma proseguendo. Ma infrangere in generale questa sorta di "muro d'omertà" che avrebbero eretto gli ex-occupanti (in quel periodo l'edificio ospitava circa un centinaio di persone, a quanto pare, ndr) contro cui gli inquirenti sembrano scontrarsi sin dall'inizio dell'inchiesta, appare sempre più alla stregua di una "mission impossible".

Gli investigatori, dopo la potenziale svolta che ha permesso di iscrivere cinque soggetti nel registro degli indagati, stanno lavorando su più piani. Fra le cinque persone indagate figurerebbe anche un cittadino romeno e per questa ragione la madre della bambina si era pubblicamente rivolta a Lidia, chiedendole di parlare qualora fosse stata a conoscenza di qualche dettaglio non ancora emerso. Il motivo di questa richiesta? All'interno dell'ex-albergo, la donna avrebbe avuto secondo la stampa toscana un ruolo per alcuni versi abbastanza simile a quello attribuito dagli investigatori a Carlos Palomino De La Colina (arrestato nelle scorse settimane in quanto accusato di gestire il presunto "racket degli affitti"). Se il peruviano era a quanto pare considerato di fatto il "padrone" dell'immobile, visto che secondo l'accusa decideva l'assegnazione delle camere e riscuoteva gli "affitti", Lidia sarebbe stata durante l'occupazione una sorta di "amministratrice". In particolare, lei avrebbe avuto in buona sostanza la responsabilità del comportamento dei suoi connazionali, visto che nell'Astor occupato vivevano sia cittadini peruviani che romeni.

Stando a quanto riportato dal quotidiano La Nazione però, Lidia Mirciu ha fatto sapere di non essere in possesso di alcuna informazione sul sequestro. E ha inoltre ricordato di aver lei stessa contribuito alle prime ricerche di Kataleya, unendosi alla madre della bimba. "Non so niente, quel giorno dormivo, perché avevo fatto la chemioterapia - le sue parole - quando ho saputo della scomparsa della bambina, anche io mi sono messa con la mamma e gli altri a cercare Kata". Mirciu avrebbe oltretutto negato il potenziale coinvolgimento nella vicenda della comunità dell'Europa dell'Est dell'ex-Astor: il rapimento di Kataleya sarebbe a suo dire una "storia tra peruviani".

La procura di Firenze ha poi inoltrato (tramite rogatoria) le richieste di interrogatorio per tredici persone che si troverebbero attualmente in Perù. E per le ricerche della bambina sono stati chiamati in causa anche i Cacciatori eliportati di Calabria, che dovrebbero setacciare a breve la zona dell'Astor.

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