I punti chiave
Due treni in viaggio. Molti lavoratori su entrambi i convogli. È una comunissima mattina che ben presto si trasforma in una tragedia, con uno squarcio di lamiere. È questo lo scenario in cui si scontrarono in Sardegna due treni il 15 giugno 2007. Molte indagini e un lungo iter giudiziario - in cui venne citato anche per un altro terribile incidente ferroviario - più tardi si giunse a una verità in tribunale. Ma il bilancio di 3 morti e 8 feriti resta una cicatrice impossibile da rimarginare.
L’incidente
È il 15 giugno 2007: alle 6.15 un treno con 8 passeggeri - una lenta littorina la cui velocità massima raggiunge i 70 chilometri all'ora - parte da Nuoro diretto a Macomer, ma intorno alle 7, qualche chilometro prima della stazione di Bortigali, in località Birori, si scontra con un treno speciale con a bordo 4 membri del personale delle Ferrovie della Sardegna, partito da Macomer verso un cantiere presso la stazione di Iscra.
I due coinvolgi avrebbero dovuto incrociarsi proprio a Bortigali, ma entrano in collisione, come riporta La Stampa, in un tratto ferroviario abbastanza vecchio, a scarsa percorrenza, binario unico e scartamento ridotto. Le cronache parlano da subito di un presunto, possibile, errore umano oppure di un guasto.
Le vittime
Lo scontro provoca la morte di tre persone. Una è Cosimo Serra, conducente del treno passeggeri, morto sul colpo: il corpo viene trovato dai soccorritori incastrato nell’automotrice, racconta il Corriere. Un’altra vittima si chiama Bachisio Arca: 53 anni, lavorava in una cooperativa per lavoratori diversamente abili. C’è poi una turista, Elizabeth Beever: 28 anni, svizzera con passaporto inglese.
Il suo fidanzato Marc Howard, canadese, registrato tra i feriti gravi, appare subito in stato di choc: la giovane era morta sul colpo sbattendo la testa contro il sedile e lui è rimasto a lungo a vegliarla. Si sarebbero dovuti sposare dopo poche settimane. Tra gli altri feriti si annoverano il capotreno, un’agente delle Ferrovie della Sardegna, un macchinista e alcuni pendolari.
Le indagini e la giustizia
Inizialmente, come accennato, si è pensato a un errore umano o a un guasto tecnico: i due treni si stavano muovendo in curva e quindi i macchinisti avevano scarsa visibilità. Si è ipotizzato che uno dei due potrebbe non aver rispettato il segnale di stop oppure un malfunzionamento di uno scambio. Per queste ragioni, dopo la tragedia, è stato aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo, come ha scritto Repubblica.
L’indagine ha condotto al rinvio a giudizio di una sola persona, ovvero al capostazione Giuseppe Sanna, 65enne alla fine dell’iter giudiziario nel 2016, ovvero 9 anni dopo l’incidente. Per lui, come riporta l’Ansa, il pm Marco Ulzega chiese 7 anni di reclusione - di cui 4 per disastro colposo e 3 per omicidio colposo. L’accusa riteneva infatti che le responsabilità dell’incidente ferroviario fossero da addebitare a una mancata segnalazione dello stop alla stazione di Bortigali, segnalazione che sarebbe stata di pertinenza del dirigente della movimentazione al macchinista del treno passeggeri.
Il dibattimento si è svolto con tante sorprese: il coinvolgimento dell’Arst (Azienda regionale dei traporti) - gestore di quelle che nel 2007 erano appunto Ferrovie della Sardegna - per il risarcimento ai famigliari delle vittime e ai feriti, il "richiamo" al disastro sulla Andria-Corato (ritenuto poi completamente dissimile dall’incidente sardo), la possibilità che il capostazione avesse in effetti ordinato lo stop del treno passeggero per 8 minuti, che tra l'altro si sarebbero
rivelati decisivi a evitare il disastro. Tuttavia la sentenza è giunta il 30 novembre 2016, con una condanna a 6 anni per Sanna pronunciata dai giudici Francesco Mameli, Andrea Mereu ed Enrica Marson, come racconta La Nuova Sardegna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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