È stato scarcerato una settimana fa il 18enne straniero arrestato per lo stupro di gruppo subito da una donna di 27 anni all'interno di un rudere nel parco del Valentino il 15 ottobre scorso. Secondo il Tribunale del Riesame di Torino, il riconoscimento da parte della vittima del presunto aggressore non sarebbe "certo" poiché quella sera "aveva bevuto" ed "era buio". Il giovane, irregolare in Italia, era l'unico sospettato del branco a essere finito in manette.
Lo stupro
Come anticipa il quotidiano La Stampa, nell'ordinanza di scarcerazione il Riesame parte da una presupposto importante: "Non sussistono dubbi sul fatto che la signora abbia subito una violenza sessuale". La 27enne "per quanto avesse bevuto - precisa il presidente del Riesame, Stefano Vitelli -è sempre stata costante nel ricostruire la dinamica degli eventi. La ricerca del bancomat, l’offerta di aiuto da parte di uno sconosciuto, la sottrazione del telefono e l’inseguimento fin dentro una struttura abbandonata". E poi, altro dettaglio non trascurabile: "La visita ginecologica ha dato riscontro positivo". Insomma, lo stupro c'è stato e gli accertamenti medici lo confermano. Ma il nocciolo della questione è un altro.
La vittima "non era lucida"
Sebbene la giovane donna abbia riconosciuto attraverso una foto segnaletica il presunto aggressore - "Sono sicuro che è lui", aveva detto - il riconoscimento del sospettato può dirsi "certo". "La persona offesa ha ripetutamente affermato di avere bevuto molto la sera dei fatti e di non essere lucida - si legge nell'ordinanza del Riesame -la stessa non è stata in grado di indicare con precisione la strada percorsa con il soggetto sconosciuto e di individuare la struttura abbandonata". Una discresia che, secondo i giudici "non va a inficiare il racconto della violenza, che è ampiamente riscontrato, ma consente di comprendere come la vittima al momento dei fatti non fosse pienamente lucida a causa dell’ingestione di alcol". E dunque "tale stato mentale non può non essere tenuto in considerazione per quanto concerne l’attendibilità del riconoscimento dell’indagato, considerate anche le altre circostanze del caso concreto". Inoltre, puntualizzano ancora i giudici, il fatto "è avvenuto in orario serale, in un luogo scarsamente illuminato, e l’autore del reato era un soggetto che la persona offesa non aveva mai incontrato prima e che pertanto ha visto solo al momento della violenza".
Perché il 18enne è stato scarcerato
A carico del sospettato, che si è sempre professato innocente, non ci sarebbero altri indizi. Oltre alla testimonianza della 27enne, infatti, non ci sarebbero né immagini delle telecamere né tabulati telefonici. Motivo per il quale, secondo il Tribunale del Riesame, non esiste una soluzione alternativa alla scarcerazione.
"Né - precisano i giudici nelle righe conclusive dell'ordinanza - può pervenirsi ovviamente a diversa conclusione a fronte di un pericolo di fuga dell’indagato, ancora più elevato a seguito della scarcerazione per effetto della presente decisione, non potendo l’esigenza cautelare, in assenza dei gravi indizi, consentire certo l’applicazione di una misura cautelare personale".
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