Potrebbe presto arrivare un'importante svolta nel complesso caso del mostro di Firenze: l'ipotesi, da convalidare con esami di comparazione genetica, è che ci sia stato più di un omicida, la speranza, invece, è quella di poter recuperare ancora tracce degli assassini dai resti delle vittime.
Nei resti di Stefania Pettini, uccisa nel 1974, e di Jean Michel Kraveichvili, assassinato nel 1985, potrebbero ancora essere prelevabili tracce di materiale biologico del killer o dei killer contro cui le due vittime del mostro lottarono prima di morire. Il Dna, eventualmente, si potrebbe poi comparare con quello tuttora ignoto individuato dall'esperto italo-americano Lorenzo Iovino nell'ogiva di un proiettile e in due bossoli utilizzati in alcuni omicidi attribuiti al mostro nonché con quei numerosi Dna dei probabili assassini che sono tuttora conservati dalla procura della Repubblica di Firenze e di cui si sa ancora troppo poco se non nulla.
A chiedere di proseguire su questa strada è Vieri Adriani, avvocato dei familiari di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, coppia francese uccisa nel settembre del 1985 a Scopeti. Troppe ombre sui Dna custoditi dalle autorità italiane. Se fosse possibile col consenso dei familiari prelevare del materiale genetico dai resti di alcune vittime del mostro, provvedendo a una riesumazione, "ci sarebbero delle possibilità a livello scientifico per fare delle comparazioni con tutti i Dna disponibili in procura, molti, vi assicuro e che non ci hanno mai resi noti", spiega infatti il legale. Si potrebbe procedere con Stefania Pettini, uccisa nel 1974, per l'estumulazione della quale ci sarebbe già l’autorizzazione dei familiari, e con Jean Michel Kraveichvili, sepolto in Francia.
L'ormai celebre Dna ignoto individuato recentemente "risulta compatibile con altro Dna trovato su due bossoli di altri delitti quello del 1983 (Giogoli) dove furono uccisi i due giovani tedeschi e quello del 1984 (Vicchio) col duplice omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini", aggiunge l'avvocatoVieri Adriani. I proiettili sarebbero stati maneggiati da colui che caricò l'arma da fuoco usata nei delitti. Ma perché si pensa a Stefania Pettini e Jean-Michel Kraveichvili? Per il fatto che in entrambi i casi le vittime lottarono con il killer o i killer prima di soccombere: "Potrebbero perciò ancora conservare, nei loro resti, nonostante siano trascorsi vari decenni, tracce del Dna".
Per supportare la sua teoria, il legale si appoggia"alla relazione, dettagliata e approfondita, di Lorenzo Iovino, medico italiano che lavora in California, sulla possibilità di estrarre Dna dai resti delle vittime di reati violenti, anche a distanza di vari decenni, utile per le comparazioni con soggetti viventi oppure deceduti".
Ecco quindi spiegato il motivo per cui andare fino in fondo e far luce su un caso che a distanza di decenni ha ancora più ombre che luci: essendo probabile la compartecipazione agli omicidi di più persone è più semplice pensare di "trovare effettivamente un Dna rapportabile con certezza" agli omicidi, che
comunque non esclude "le responsabilità già accertate". "L'equivoco è nella premessa", dato che non esiste un solo "mostro, ma più concorrenti anche in tempi e per delitti diversi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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