"C'è una sola spiegazione". Ecco che cosa è successo a Lilly secondo la procura

Dopo un anno di indagini, la procura è arrivata alla conclusione che Liliana Resinovich si sarebbe suicidata. È possibile che i familiari si oppongano alla richiesta di archiviazione del caso

"C'è una sola spiegazione". Ecco che cosa è successo a Lilly secondo la procura

Era nell’aria da molto tempo, ma solo oggi, dopo oltre un anno di indagini, la procura di Trieste - con la pm Maddalena Chergia, titolare del fascicolo - ha chiesto l’archiviazione dell'indagine sul caso Liliana Resinovich. La donna era scomparsa il 14 dicembre 2021 e poi ritrovata cadavere il 5 gennaio 2021 nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, a Trieste. La procura ha indagato a lungo sull'ipotesi di sequestro di persona a carico di ignoti, ma ha deciso infine di chiedere l'archiviazione.

La risposta finale - per il momento - della procura è che quindi non ci siano ipotesi di reato: Lilly si sarebbe uccisa dopo essersi allontanata volontariamente. “Un esame ragionato dei complessivi risultati dell'indagine - scrive il procuratore capo Antonio De Nicolo - i soli con i quali la procura della Repubblica, ovviamente, è tenuta a confrontarsi, non consente altre ipotesi, e dunque non legittima le illazioni arbitrarie e fantasiose germogliate qua e là nel gorgo mediatico che ha avviluppato questa vicenda e dal quale questo ufficio s'è doverosamente tenuto lontano”.

E anche, secondo la procura, c'è "una sola ricostruzione": "intenzionale allontanamento dalla sua abitazione" e "intenzionale decisione di por fine alla propria vita". Non è stato possibile appurare se sia vero che il decesso sia avvenuto "lo stesso giorno della scomparsa". È stato anche precisato che la richiesta di archiviazione arriva dopo oltre un anno di indagini, condotte "senza risparmio di energie da parte della Squadra Mobile".

Restano degli interrogativi, e uno su tutti è la data di morte: secondo la perizia, il decesso di Liliana sarebbe avvenuto al massimo 72 ore prima della data del ritrovamento del corpo, ma nel suo stomaco sono stati ritrovati i resti dell’ultima colazione consumata tre settimane prima con il marito. Per la procura però questo non è un dato di interesse, proprio per la conclusione cui si è giunti: suicidio.

Non si sa se qualcuna tra le parti offese presenterà opposizione all’archiviazione entro 30 giorni e se ci sono dati probanti affinché questo accada. “Condividiamo le conclusioni della Procura della Repubblica di Trieste, sulla cui attività investigativa non abbiamo mai dubitato. Ci riserviamo di leggere tutti gli atti del fascicolo per valutare eventualmente con l'ausilio di nostri esperti, se e in quali termini le conclusioni possano necessitare di ulteriori approfondimenti”, hanno commentato gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, che assistono il marito di Lilly, Sebastiano Visintin.

Per me non è la fine di un incubo, è la continuazione di una vita senza Liliana - ha spiegato Sebastiano, incontrato per caso da una troupe della tv locale TeleQuattro - È una cosa che fa veramente male per un marito sapere che la propria moglie si è suicidata. Sono 14 mesi che subisco di tutto di più, di conseguenza la cosa per me importante ora è capire perché Liliana sia arrivata a questa conclusione... se è così”.

Tra le parti offese ci sono anche una cugina, e il

fratello Sergio Resinovich, che ha rilasciato un’intervista a Chi l’ha visto? In onda domani, promettendo: “Mia sorella è stata uccisa. Ci opporremo alla richiesta di archiviazione”.

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