Una donna di trentun anni, sposata e con una bambina di soli tre mesi, ha dovuto affrontare cinquanta arresti cardiaci nel giro di soli sei giorni.
La ragazza, Katia, si trovava a Napoli per una vacanza con suo marito durante la settimana di Pasqua, quando si è sentita male per la prima volta. Il 31 marzo le cellule del suo cuore sono impazzite e ha avuto il primo dei numersosi arresti cardiaci. Il marito ha chiamato un'ambulanza, che è intervenuta immediatamente, rianimando la donna con le scariche di elettricità e l'ha trasportata all'ospedale del Mare di Napoli per accertamenti.
Nessuno avrebbe mai immaginato quello che è successo dopo: cinquanta arresti cardiaci si susseguono uno dopo l'altro. I medici di Napoli scrivono al dottor Carlo Pappone, del Policlinico San Donato di Milano, per chiedergli un consulto e lui decide di far trasferire la donna a Milano, per un intervento d'urgenza. Il marito della donna, Fabio, acconsente al trasporto, consapevole che in caso contrario la donna sarebbe certamente morta. La regione Campania mette a disposizione un aereo militare che consente un trasferimento rapido. A bordo del velivolo sale anche un'équipe di rianimatori che, con l'aiuto del defibrillatore, devono rianimare la donna più volte, a causa degli arresti cardiaci che si verificano anche durante il volo. Katia arriva poi a Linate, dove ad aspettarla trova già gli anestesisti. In ambulanza, nel tragitto verso il San Donato, la donna ha altri otto arresti cardiaci, cui i medici fanno fronte con la defibrillazione.
In ospedale, il 5 aprile, Pappone compie il miracolo, effettuando un intervento unico in Italia e nel mondo. Il chirurgo ha spiegato, secondo quanto riportato dal Corriere, che "la grave aritmia di Katia è una fibrillazione ventricolare provocata da alcune cellule impazzite nel sistema elettrico del cuore". Per la buona riuscita dell'operazione, i chirurghi hanno dovuto raggiungere il punto esatto e intervenire, ma il tutto era reso più difficile dalla continua fibrillazione, che concedeva ai medici un breve lasso di tempo per poter agire tra una fibrillazione e l'altra.
"Nel mondo, questo intervento è già stato eseguito, ma il bersaglio era fisso e la fibrillazione era avvenuta in precedenza, nei giorni o nei
mesi precedenti, consentendo dunque una precisa localizzazione del problema", spiega Pappone.Ora Katia è uscita dal coma, non ha avuto conseguenze neurologiche e presto potrà riabbracciare la sua bimba di tre mesi.
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