È indagato ormai da un mese per l'omicidio di una prostituta e di un transessuale, mentre sta già scontando dietro le sbarre due anni per rapina a mano armata compiuta a Massa. E pochi giorni fa ha tentato di evadere dal carcere di Sarzana nel quale era detenuto, ricavando una fune dalle lenzuola esattamente come nei film. Protagonista della vicenda, che gli è costata il trasferimento in un'altra casa circondariale a trecento chilometri di distanza, è Daniele Bedini, il trentaduenne accusato del duplice omicidio di Nevila Pjetri e di Carlo Bertolotti (noto come Camilla) che ha oltretutto alle spalle precedenti per rapina, ricettazione e droga.
Stando alle ricostruzioni effettuate dalla polizia penitenziaria, l'uomo avrebbe realizzato una corda con tutti gli stracci, i tessuti e i residui di lenzuola che è riuscito a mettere da parte durante le prime settimane di detenzione. E avrebbe sfruttato l'ora d'aria per tentare una fuga rocambolesca, lanciando lo strumento oltre la cinta muraria per poi scavalcarla. Un tentativo che non avrebbe comunque avuto grosse probabilità di riuscita: alcune guardie avevano già notato il suo atteggiamento anomalo e oltretutto aveva sbagliato i calcoli, visto che la fune non ha retto il suo peso e ha finito per slegarsi facendolo cadere.
E dopo esser stato inviato a un controllo medico che non ha accertato danni fisici, era stato il detenuto è stato trasportato in cella di isolamento in attesa di ulteriori indicazioni. Che sono arrivate proprio ieri: il giovane è stato trasferito nel carcere di Cuneo per "motivi di sicurezza". Un provvedimento che il suo legale, Rinaldo Reboa, non ha gradito. E per il quale ha già anticipato l'intenzione di presentare un esposto e di scrivere una lettera al Ministro della Giustizia Marta Cartabia.
"Bedini è detenuto in via definitiva solo per un residuo pena di due anni e ancora soltanto indagato per gli omicidi. Tra l'altro ci sono ancora indagini difensive in corso, visite psichiatriche, analisi dei capelli - le sue parole, riportate dall'Ansa - non è possibile che sia stato trasferito a trecento chilometri di distanza dai genitori, che sono gli unici che possono dargli sollievo. Ci sono ancora delle analisi da fare, ci sono psichiatri e psicologi che devono ancora parlare con lui.
Questo ragazzo è psicopatico conclamato, va curato non mandato in un carcere a trecento chilometri di distanza. Senza dir nulla ai suoi difensori, tra l'altro. Lo si condanna ancor prima di un processo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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