Addio a Carlo Vichi, il Re delle televisioni Mivar

Il patron della Mivar è scomparso a 98 anni. Nel 1945 aveva fondato la Var, una piccola fabbrica di radio, che negli anni Sessanta si era convertita alla produzione di televisori. Decenni di successi, poi la concorrenza straniera e la chiusura. Due grandi amori: la moglie Annamaria e il lavoro

Addio a Carlo Vichi, il Re delle televisioni Mivar

È stato l'ultimo re delle televisioni italiane. Questa mattina è scomparso a 98 anni Carlo Vichi, patron della Mivar, l'ultima fabbrica italiana di apparecchi televisivi.

L'avventura - o meglio, la storia - imprenditoriale di Vichi comincia nel 1945, in un'Italia devastata dal conflitto bellico. Quell'anno, un ragazzo di ventidue anni, nato a Grosseto ma cresciuto a Milano, fonda la Var (Vichi Apparecchi Radio), che si occupa di produzione artigianale di radio a valvole. La svolta arriva a metà degli anni Sessanta: il boom economico ha raggiunto il picco, il televisore diventa un oggetto comune nelle case di milioni di italiani e la Var si inserisce nel mercato. Sotto la nuova insegna Mivar, l'azienda conosce il suo periodo d'oro, con centinaia dipendenti e migliaia di televisioni costruite e vendute. Per due decenni, la fabbrica di Abbiategrasso è la prima in Italia nel settore. Un successo strepitoso, tanto che il patron decide di progettare un nuovo polo produttivo, che chiama "Fabbrica ideale". Fabbrica rimasta deserta, perché Vichi non vuole "che insieme ai lavoratori ci entrino anche i sindacati". Del resto, pare che l'imprenditore non fosse un sincero democratico: "In fabbrica si dice sissignore, come nell’Esercito, nessuno può venire a comandare in casa mia".

La concorrenza straniera si fa sentire sempre di più, e i tentativi di rilanciare l'azienda non hanno successo. I dipendenti calano a vista d'occhio, ne rimangono solo sessanta. I costi diventano insostenibili: "Non posso più produrre televisori. Spendo 10 e posso vendere a 8", dice Vichi. Lo stop definitivo alla produzione arriva nel 2013, quando tra le macchine sono rimasti solo dodici operai, che si occupano solo di manutenzione e assistenza. Ma Vichi non rinuncia, nonostante i 90 anni, al lavoro: "Smetterò di lavorare solo quando mi trasformerò in spirito", ama dire.

Carlo Vichi aveva sposato Annamaria Fabbri nel 1944. Lui aveva 21 anni, lei appena 18.

L'amore di una vita, fino alle nozze di platino, festeggiate due anni fa in fabbrica, in compagnia di amici, operai e dei figli Luisa, Maria, Valeria e Girolamo. Gli stessi che parteciperanno ai funerali a cui Vichi non voleva nessuna autorità. Solo un ultimo desiderio: "Una bella festa all'interno della nuova Mivar".

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