Una lettera aperta in attesa della Cassazione bis. Antonio Ciontoli, così come i suoi figli Federico e Martina, ha riaperto i propri profili social. E intanto è attesa per lunedì la sentenza della Cassazione bis, che potrebbe confermare o ribaltare la sentenza di appello bis relativa al caso di Marco Vannini.
Se n’è parlato ieri sera a Quarto Grado: la trasmissione ha annunciato che seguirà attraverso i propri canali social con Anna Boiardi cosa accadrà dopodomani. I social hanno assunto un grosso ruolo in questa vicenda, soprattutto dacché nei giorni scorsi hanno raccolto le parole della famiglia Ciontoli, papà Antonio in primis.
“Sono Antonio Ciontoli - esordisce l’uomo sul suo rinato profilo Facebook - e, mio malgrado, il noto Antonio Ciontoli che tutti descrivono il ‘mostro’. Scrivo dalla solitudine in cui sono stato relegato ma della quale, a poco a poco, ho accettato di esserne prigioniero, dove ogni parola assume una consistenza incancellabile che mi fa paura, costretto a confrontarmi con il rimorso per il tremendo errore di quella maledettissima notte del 17 maggio del 2015, con chi sono e chi sono stato e che oggi odio, mentre cerco di capire cosa possa ancora rimanere di me, fino a quando riuscirò ad aprire gli occhi e con difficoltà continuare a respirare, nell’attesa, spero prossima, di abbandonare per sempre questa terrestre sofferenza”.
Nella sua lettera aperta, Antonio afferma di non meritare più la vita e chiede perdono per la “giovane vita spezzata”, quella di Vannini. L'uomo racconta di essere stato in analisi, della sua giovinezza in un oratorio salesiano. E ha un pensiero per moglie e figli, oltre che per le persone che erano vicine a Marco. “E l’angelo Marco - prosegue Antonio Ciontoli - e l’orgoglio di poter essere un esempio, una guida per lui e per il suo futuro e invece... Forse ho iniziato a sbagliare da molto tempo prima? E tutti i piccoli errori che ho sempre fatto senza pormi troppe domande, che ho ignorato credendomi capace, sicuro, tranquillo e incosciente nella quotidianità, e che un giorno, di fronte all’imprevisto, nella mia sbagliata convinzione di saper gestire e nella sottovalutazione della gravità delle condizioni di Marco, mi hanno portato a rovinare definitivamente la vita di chi amavo, di chi dipendeva da me, perché sono arrivato impreparato alla resa dei conti. Ho pagato la mia sicurezza. Ed è stata tutta colpa mia”.
Ciontoli continua riferendosi a se stesso come di “un padre di cui un figlio non si può fidare, che una figlia non sa più come poter amare, un marito che sente di non essere più all’altezza di poter condividere perfino le proprie sofferenze con la donna che da circa 35 anni mi sta accanto e non in ultimo un uomo, anzi, il mostro che ha strappato ai propri genitori l’unico figlio, la gioia di vivere una vita serena, cancellando in pochi in pochi minuti ciò che di più prezioso una mamma e un padre possono avere e vivere”.
Ciontoli ripercorre quindi le sue azioni e poi chiede scusa alla propria famiglia, oltre che alla famiglia di Marco, ai suoi genitori Valerio e Marina Vannini che non hanno mai smesso di cercare la verità sulla morte dl loro figlio. Anche Martina e Federico hanno scritto sui social: Federico ha attaccato i media per la narrazione relativa alla loro vicenda, Martina ha ricordato di come non si fosse accorta che Marco stesse male e di non sapere che avesse un proiettile in corpo.
Nella sentenza di appello bis, Antonio è stato condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre il resto della famiglia - la moglie Mary, i figli Martina e
Federico - è stata condannata a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo. La sentenza di lunedì potrebbe, come ricordato a "Quarto Grado", confermare oppure annullare con rinvio, tutto o una parte del processo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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