Affitti brevi, misura contro il ceto medio

Consigliamo vivamente la lettura del disegno di legge sulle locazioni turistiche. Nelle intenzioni del ministero del Turismo, sarebbe dovuto essere addirittura un decreto legge

Affitti brevi, misura contro il ceto medio
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Consigliamo vivamente la lettura del disegno di legge sulle locazioni turistiche. Nelle intenzioni del ministero del Turismo, sarebbe dovuto essere addirittura un decreto legge. Ci rendiamo conto che leggere un testo di legge sia un esercizio piuttosto noioso, ma potrebbe essere interessante per capire cosa sia lo statalismo. Cosa sia la sinistra e cosa invece dovrebbe essere la destra liberale, senza scomodare Gaber. Il vicepremier Salvini e saggiamente anche il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, hanno criticato il testo. E bene hanno fatto. Ma conviene ricordare l'esistenza del burrone per evitare di caderci dentro, visto che l'intenzione di approvare la legge è diffusa. Qualcuno può immaginare che qui si esageri. Non è così. La Repubblica italiana, secondo la nostra Costituzione figlia del compromesso con i comunisti, non solo riconosce la proprietà privata (e ci mancherebbe altro) ma ahinoi ne «determina i modi di godimento e i limiti». Cosa si sono pensati questi furbacchioni del ministero: il nostro immobile lo possiamo usare come ci pare e anche affittare; ma non ci dobbiamo azzardare a farlo per una sola notte. A meno che non lo si lochi ad una famiglia con almeno tre figli. Insomma hanno stabilito un limite al godimento della nostra abitazione, per di più con un'eccezione tanto bizzarra quanto rara. Qualcuno ci sa spiegare perché posso affittare per due notti, per cento notti, e non per una? E questa limitazione per di più avviene solo nei centri storici. L'idea geniale è che se affitto per due notti e non per una, i nostri centri storici riprendano a vivere pieni di magnifici italiani, scompaiano d'incanto i kebabbari dal centro, i venditori di borse false e gli spacciatori; gli artigiani rialzerebbero le serrande a piano terra e i palazzi dei signori tornerebbero come quello del Marchese del Grillo. È chiaro piuttosto che si tratta di un maldestro tentativo di aiutare il settore alberghiero: come se un affitto breve fosse davvero un'alternativa a una stanza d'albergo. E anche se lo fosse, si chiama concorrenza. E se gli albergatori, come in effetti avviene, sono distrutti da regole, adempimenti e burocrazie, la strada maestra sarebbe ridurne nei loro confronti, non aumentarne per tutti. Il disegno di legge una volta stabilito che non si può affittare per una sola notte (e qui ne facciamo una questione di principio, di limitazione arbitraria della nostra libertà e proprietà) stabilisce inoltre che l'affitto di un quartierino una settimana all'anno al mare debba seguire praticamente gli stessi adempimenti in termini di dispositivi, attrezzature e avvisi di un Hilton. Ricordate quando gli esponenti della destra riguardo alle regole ambientali coniarono quel favoloso e condivisibile slogan: i rifiuti della bottega del barbiere non possono essere trattati come gli scarti di una raffineria. Si voleva dare un colpo alla mania statalista di controllare il piccolo come il gigante, sempre con la scusa ben costruita dell'ambiente. Ecco, sulle locazioni brevi il governo, o meglio una parte di esso, sembra riprendere la medesima follia regolatoria. Ma davvero su un monolocale di una trentina di metri a Porto Ercole si devono indicare le uscite di sicurezza, controllare gli idranti e fare piani di evacuazione? Ma che mentalità è questa.

Affittare un immobile non è chiaramente un'attività d'impresa: te lo spiegano al primo anno di qualsiasi cosa. Per farlo non metti su un'azienda: non hai dipendenti, non hai un'organizzazione, ti limiti a mettere a reddito un bene. Pensate che le partita Iva, proprio per la loro scarsa organizzazione aziendale, sono esentate dall'odiosa tassa Irap. Ebbene il disegno di legge dice che superati i due appartamenti in locazione breve si diventa imprenditori, con tutti i controlli, burocrazie e costi del caso. Per far capire il cortocircuito sinistro occorre notare come questa norma esista già e fu introdotta dai signori Conte e Franceschini: ma solo per chi affittasse più di quattro immobili. Ebbene il governo «liberale» abbassa l'asticella a due appartamenti.

Viene francamente da chiedersi come sia stato possibile solo immaginare un testo simile da parte di un governo che si professa liberale. Gli affitti brevi non solo sono una componente fondamentale del proprio diritto di proprietà, ma riguardano proprio quel ceto medio che dovrebbe essere rappresentato da una forza liberale. L'introduzione dell'Imu sulla prima casa ha alienato per sempre le simpatie degli italiani verso chi la introdusse e dall'altra parte le attirò per Silvio Berlusconi che la cancellò. Ridurre la possibilità di trarre reddito dai propri immobili equivale a una tassa.

Nel Belpaese due italiani su tre dispongono di un quartierino in proprietà. Per fortuna, dopo aver sentito le voci critiche di Salvini e Foti, si ha come l'impressione che se ne stiano rendendo conto anche a Palazzo Chigi.

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