Allarme meduse sullo Ionio. "Ecco perché aumentano"

Allarme meduse dalle acque del Mar Ionio: in Salento ne sono state avvistate migliaia nel tratto di costa di Lecce ma anche in altre aree. Ecco le due spiegazioni che danno i biologi

Allarme meduse sullo Ionio. "Ecco perché aumentano"

Non è la prima volta che accade sul nostro mare ma è un fenomeno che è diventato sempre più frequente negli ultimi anni: parliamo dell'invasione di meduse che invadono specifici tratti di costa con enormi problematiche per i bagnanti desiderosi di un tuffo in mare. Meglio guardarsi attorno per evitare il contatto con i tentacoli urticanti di queste specie marine. A volte, però, diventa proprio impossibile entrare in acqua come sta accadendo in questi giorni lungo la costa del Salento, nella Puglia ionica.

Cos'è la "Pelagia noctiluca"

Gli esperti, dopo le decine di segnalazioni, affermano che si tratta di migliaia di meduse della specie "Pelagia noctiluca", nome scientifico che indica quella luminosa. Fa parte della famiglia delle "Pelagiidae" ed è l'unica specie attualmente riconosciuta nel suo genere. Gli inglesi la chiamano "malva stinger" ma quello più noto riguarda proprio la caratteristica luminosa per la quale è riconoscibile anche di notte. Infatti, questo organismo marino ha la capacità di brillare al buio (fenomeno chiamato bioluminescenza ). È comune nei mari tropicali e temperati caldi e, da qui, capiamo già il perché si trovi anche in provincia di Lecce e in altri tratti di mare.

Da cosa dipende il fenomeno

I biologi hanno spiegato a Repubblica che si tratta di un "fenomeno molto raro ma naturale e ciclico". La motivazione principale è da attribuire al precoce e forte riscaldamento delle acque mediterranee che già a maggio hanno presentato valori record e che, praticamente ogni estate, ormai toccano valori superiori alle medie decennali. In questo modo diventano anche l'habitat naturale di una specie che dovrebbe essere presente in altri mari, quelli tropicali. Quanto durerà questo fenomeno? "Pescatori ed osservatori ritengono che così come è arrivato ben presto sparirà, con il mutare delle correnti marine". Infatti, correnti marine diverse (che magari arrivano dalle profondità) e più fresche possono eliminare la problematica in maniera naturale.

Il precedente di Trieste

Come abbiamo visto sul Giornale.it, un boom di meduse si era verificato l'anno scorso, già ad aprile, sul mare di Trieste: in quel caso si trattava della specie "Rhizostoma pulmo". In quel caso, però, oltre all'aumento di temperatura delle acque, lo zoologo Ferdinando Boero aveva imputato il fenomeno alla diminuzione dei pesci causati dalla massiva pesca industriale che aveva lasciato campo libero alle meduse che mangiano gli stessi microrganismi delle larve dei pesci quando iniziano il loro ciclo di vita.

A Repubblica, Boero ha spiegato che la comparsa improvvisa delle meduse "coinvolge in particolare i canyon sottomarini del Mediterraneo occidentale e dello Ionio, con le acque profonde che risalgono in superficie e vanno verso le coste per effetto di venti e correnti, spingendo le meduse dove si possono vedere e fotografare".

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