Un altro flop dell'era Veltroni: il fallimento della Nuova Fiera

Doveva essere il fiore all'occhiello della Capitale, ma la Nuova Fiera di Roma, ora in stato prefallimentare, risulta solamente essere l'ennesimo fallimento della sinistra capitolina

Un altro flop dell'era Veltroni: il fallimento della Nuova Fiera

È stato uno dei tanti sogni (infranti) dell'era Veltroni. Il nuovo polo fieristico di Roma doveva essere il fiore all'occhiello della Capitale. Ora, invece, si trova in "stato prefallimentare".

Dietro alla nascita della Nuova Fiera Roma si nasconde il solito pressappochismo della sinistra. Il progetto iniziale prevedeva la vendita del vecchio polo fieristico (ora chiuso e abbandonato) per cercare di assorbire i nuovi investimenti. La vendita però è ancora in alto mare e non si sa né quando né come e, soprattutto, se mai ci sarà.

Inoltre, come ha scritto Repubblica, sulla Nuova Fiera di Roma avrebbe messo le mani Stefano Perotti, "l'imprenditore accusato di essere il collettore delle tangenti al dominus delle grandi opere Ercole Incalza". All'epoca dell'appalto (si era nel 2004), nel pieno dell'era Veltroni, la Spm Consulting, che rappresentava Perotti, ottenne l’appalto per la "sorveglianza" su una "fetta" dei lavori per la Nuova Fiera. E c'è davvero da chiedersi che cosa abbia sorvegliato la Spm Consulting, visto che la Fiera di Roma crolla non solo economicamente, ma anche fisicamente.

Come già denunciato più volte, i padiglioni, vecchi di nemmeno 10 anni, hanno gravi problemi di stabilità che fanno temere per la stessa esistenza delle strutture nell’immediato futuro. Quattro padiglioni sono addirittura chiusi da tre anni perché dichiarati inagibili.

Come se ciò non fosse sufficiente, il polo fieristico, a partire dal 2009, è stato privo di una seria organizzazione aziendale. Nel gennaio di quell'anno, infatti, si è dimesso l'amministratore delegato Luigi Mastrobuono, sostituito solamente nel gennaio di quest'anno da Carlo Paris. Dall'autunno 2012 manca un direttore commerciale e, addirittura dal 2008, manca l'ufficio acquisti. Sembra quasi che dietro una così scriteriata gestione dell’attività ci sia una precisa volontà di lasciare l’azienda priva di guida.

E in questa situazione i "soci" cosa fanno? Camera di Commercio, Regione e Comune litigano su minuzie e poltrone e non trovano l’accordo sul problema che dal 2006 costringe la Fiera (e la sua controllante) a pesanti passivi e al pagamento dei relativi oneri. Decine di milioni di euro sprecati perché non si trova l’accordo per le varianti al PRG che servirebbero a vendere il vecchio polo fieristico. Operazione che permetterebbe, finalmente, di ripianare i debiti e far ripartire l’attività di una risorsa importante del territorio romano.

Negli ultimi due anni, la situazione dei dipendenti della Nuova Fiera di Roma è andata peggiorando. Dopo un anno di contratti di solidarietà, i dipendenti si sono ritrovati a mezzo stipendio e ora l’azienda ha deciso di licenziarne 23 e attivare le procedura di mobilità. Come al solito si cerca la via più breve per riparare a guasti che hanno dimensioni ed origini ben diverse.

Il problema della Nuova Fiera di Roma risiede nel fatto che essa, come scrive Il Tempo, non è mai decollata. Forse i politici non ci hanno mai creduto.

Già 4 anni dopo l'inaugurazione, il direttore generale del nuovo polo fieristico ha amaramente ammesso: "Dal 2010 la Fiera ha perso metà del fatturato" (più precisamente si è passati da 27,6 milioni a 10,9 milioni) ma da allora nulla è stato fatto.

La Nuova Fiera va così a occupare l'ultimo posto in ordine di tempo (ma non di importanza) nella lungo elenco dei flop di “Uòlter”.

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