Un altro migrante bacia i bimbi in bocca: "Mi ricordava i figli in Pakistan"

Succede a Biella. Un nuovo caso dopo la denuncia di una madre di una neonata di 6 mesi. Il pakistano ha provato a baciare in bocca un 14enne

Un altro migrante bacia i bimbi in bocca: "Mi ricordava i figli in Pakistan"

Le accuse sono le stesse formalizzate due setimane fa a un immigrato ospite nel centro di accoglienza di Cavaglià, nel Biellese: violenza sessuale commessa ai danni di un minorenne. Stavolta però la vittima non è un neonato di 6 mesi, come già successo. Ma un bambino di appena 14 anni. La dinamica, al netto dei particolari, è quasi la stessa: lo straniero si avvicina e, senza un vero perché, cerca di baciare sulle labbra un ragazzino sconosciuto.

Stavolta siamo a Biella città, nei pressi del centro commerciale I Giardini di via la Marmora. Come racconta La Stampa, i venerdì pomeriggio un pakistano si avvicina ad un ragazzino e tenta di dargli un bacio sulle labbra. Il bimbo è svelto e riesce a scansarlo, ma l'uomo riesce comunque a baciarlo sulla mano. Vista da fuori potrebbe anche sembrare una scena innocua. Ma i due non si conoscono. I presenti reagiscono e chiamano la polizia. Sul posto si fionda una volante e rintraccia il 43enne pakistano. Sul momento prova a giustificarsi come può: dice di aver sentito la mancanza dei suoi figli in Pakistan e così avrebbe deciso di scoccare un bacio al piccolo malcapitato. La giustificazione non solo non convince i poliziotti, ma non giustifica il fatto che abbia cercato di avvicinare un minorenne sconosciuto. Così per lui scatta la denuncia a piede libero con l'accusa di violenza sessuale.

Immediata corre la mente a quanto successo due settimane fa, quando nella stessa condizione si era trovata una mamma con in braccio la sua bimba di soli sei mesi. Era andata con il compagno a prendere un caffè al bar intorno alle 22 di sera quando un richiedente asilo, ospite in un vicino Cas a Cavaglià, barcollando ubriaco si era avvicinato alla neotata e l'aveva baciata in bocca. Ne era nato un parapiglia, l'intervento dei carabinieri, le denunce dei genitori e le successive polemiche. "È successo tutto in una frazione di secondo”, aveva raccontato la madre al Giornale. “Mi sono spostata, gli ho detto: ‘Cosa stai facendo?’”.

Su queste vicende, già gravi di per sé, incombe inoltre l'incubo Covid. Il distanziamento ci impedisce di stringerci la mano, figurarsi di baciare una persona che non conosciamo. Peraltro minorenne.

La bambina di Cavaglià, infatti, era stata sottoposta subito al tampone per fortuna risultato negativo. "Non so chi è questa persona. Non so se ha malattie e se la bambina ha potuto prendere qualcosa - aveva raccontato la donna - Adesso ho paura che la bambina possa aver contratto qualcosa”.

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