Le amiche di Elena Livigni Gimenez, la 21enne con doppia cittadinanza italiana e spagnola, morta dopo essere caduta dal balcone di un albergo a Ibiza, non credono al suicidio e accusano il fidanzato di averla ammazzata, lo stesso che pochi istanti dopo l’ha seguita nel vuoto. A tre giorni dalla disgrazia, avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, verso le 4,20, il Cuerpo Nacional de Policía continua a seguire entrambe le piste: il femminicidio da parte del ragazzo di Elena, di 5 anni più vecchio, e quella del suicidio.
Però, le amiche di Elena non credono alla seconda opzione investigativa. La ragazza fino a poco tempo fa viveva a Milano con i genitori, il padre italiano imprenditore e la madre spagnola docente universitaria. Aveva poi deciso di trasferirsi a Barcellona per seguire un corso di laurea in Global governance nella rinomata struttura accademica Esade. Tutto perfetto, fino a quel volo dal balcone dell’albergo Torre del Mar, in località Playa d’en Bossa, a pochi metri dalle spiagge di Ibiza. “Tutti devono sapere la verità, basta bugie, basta. È stato lui” hanno gridato a gran voce. Con lui si intende il ragazzo di 5 anni più vecchio, con doppia cittadinanza, sia spagnola che marocchina.
Le amiche di Elena raccontano della studentessa come di una persona serena e gioiosa, con tanti desideri nel cassetto ancora da realizzare e una vita davanti per farlo. Sapeva le lingue, l’italiano e lo spagnolo per nascita e stava studiando il catalano e l’arabo. Ben lontana da quei festini a base di alcol e droga consumati nella stanza al quarto piano dell’albergo, di cui parlano media e giornali spagnoli. Ma i social parlano anche del suo ragazzo, anche lui residente a Barcellona e iscritto all’università, un tipo violento che avrebbe organizzato il viaggio nei minimi particolari, compreso la morte della bella 21enne. Le indagini continuano e sarà forse necessario effettuare sui corpi dei due giovani l’esame autoptico, per cercare di capire le cause della morte e riscontrare eventuali segni di violenza sul corpo di Elena.
La vita di Elena a Milano
In un palazzo milanese vive il papà della 21enne, insieme al fratello 16enne della ragazza. Il padre, dopo un iniziale rifiuto, ha deciso di parlare con un inviato del Corriere, con l’unica richiesta di rispettare il suo dolore e la sua privacy. A parlare sono i vicini di casa che ricordano Elena, quando aveva frequentato il liceo milanese intitolato alla seconda moglie del generale dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro. E anche di quando aveva scelto l’Esade di Barcellona, con l’obiettivo di laurearsi e di seguire poi un master di specializzazione in nuove tecnologie. La 21enne, come raccontato dalle sue amiche, era appassionata di discipline giuridiche e pensava di cercare un lavoro in Spagna, il Paese che l’ha vista nascere a settembre del 1999, a Cartagena, dove viveva la sua mamma, originaria di Manchester.
La violenta lite
Secondo quanto reso noto da alcune fonti vicine all’Interpol, il personale dell’hotel avrebbe sentito una violenta lite poco prima del volo dal balcone costato la vita ai due giovani. All’origine delle urla forse la gelosia. La mamma di Elena, che abita in un attico dall’altra parte del capoluogo milanese, preferisce invece non rispondere ai giornalisti. Ha già dovuto parlare a lungo con gli inquirenti, rispondere alle loro domande, ripensare a eventuali richieste di aiuto a lei rivolte dalla figlia. Ma sono ancora una volta le amiche di Elena, dopo aver chiesto il permesso ai suoi genitori, a raccontare dei programmi della studentessa.
Il suo desiderio di tornare a viaggiare e i tanti obiettivi da raggiungere. Tutti aspetti ben lontani da un possibile suicidio. Meglio quindi puntare sui “guai del fidanzato”. Ma di quali guai stiano parlando non si sa nulla. Almeno per il momento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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