Con il passare dei mesi medici e scienziati scoprono sempre più dettagli sul Coronavirus: uno studio condotto dall'istituto tumori di Milano in collaborazione con l'università di Siena e pubblicato sulla rivista "Tumori Journal" ha infatti dimostrato che il patogeno circolava nel nostro Paese da molto prima che scattasse l'allarme, mentre un gruppo di ricercatori italiani è riuscito a spiegare come questo riesce ad uccidere.
Partiamo dai reali tempi di circolazione del virus. Ad avviare l'importante ricerca sono stati i dottori Giovanni Apolone, a capo dell’Istituto Tumori milanese, Ugo Pastorino e Gabriella Sozzi, che hanno avuto l'intuizione di utilizzare i dati raccolti grazie al programma "Smile" (primo studio al mondo per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al polmone) per conoscere da quanto tempo in realtà il virus aveva cominciato a colpire in Italia. Il risultato ha confermato l'ipotesi di molti, ossia che il Covid-19 si trovasse fra noi da prima di febbraio.
Non è un mistero, infatti, che già dall'autunno scorso si fossero registrate strane polmoniti fra i cittadini, alcune anche gravi. Stesso discorso anche per quanto riguarda la stessa città di Wuhan, da dove tutto ha avuto inizio. Secondo l'università di Harvard, che ha effettuato delle indagini in merito, già dall'autunno del 2019 si era verificato un aumento dei ricoveri per polmoniti. Per quanto riguarda l'Italia, gli studiosi dell'istituto Tumori hanno azzardato una data: il virus avrebbe raggiunto la nostra penisola già dalla fine dell'estate del 2019.
Gli scienziati hanno potuto fare simili affermazioni grazie ai risultati del loro studio. Su 959 soggetti analizzati, in 111 sono risultati in possesso degli anticorpi originati da un precedente contatto con il Covid-19. In particolare 6 di questi possedevano anticorpi in quantità tale da essere in grado di distruggere il virus attivo. Si trattava di persone, soprattutto maschi fra i 55 ed i 65 anni, che si erano sottoposte ai test di screening contro il tumore fra settembre 2019 e marzo 2020. Da qui, dunque, le conclusioni. Interessante anche il fatto che il 53,2% dei possessori di anticorpi fossero lombardi, mentre l'altra metà dei soggetti provenisse da altre regioni d'Italia. Il virus, quindi, non circolava solo nel nord del Paese.
Se da una parte alcuni medici si sono dichiarati scettici nei confronti dello studio (uno di questi è per esempio il dottor Massimo Galli del Sacco di Milano), spiegando che il test sierologico può produrre dei falsi positivi, bisogna comunque riconscere che la ricerca ha aiutato a scoprire che cosa accade nei polmoni colpiti dal Sars-Cov-2. Finalmente sono state eseguite delle autopsie, osteggiate la scorsa primavera, quando invece sarebbero state di grande aiuto per scegliere la terapia migliore con cui trattare i pazienti. Alcuni nostri connazionali che lavorano presso King’s College di Londra si sono occupati di condurre gli esami autoptici in collaborazione con l'Università di Trieste. Il risultato del lavoro, condotto sotto la guida del dottor Mauro Giacca, è stato pubblicato su "Lancet eBioMedicine". "Abbiamo analizzato 41 polmoni di persone decedute per Covid", ha spiegato il professor Giacca, come riportato da "Il Corriere", "Il virus provoca, all’interno dei vasi polmonari la formazione di coaguli di sangue che ostruiscono la circolazione sanguigna". Da qui il fondamentale utilizzo dell'eparina.
"Il virus provoca una 'fusione' delle cellule polmonari che, in termini tecnici, si chiamano sincizi", aggiunge il ricercatore. "Questo potrebbe spiegare perché il virus fa così tanti danni, anche a lungo termine. Ma potrebbe anche fornire qualche suggerimento per lo studio di nuovi farmaci".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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