"Anche io sono finita nello stesso incubo di Tiziana. Mia figlia mi ha salvato"

Alina, nome di fantasia, è rimasta ferita dalla storia di Tiziana. Così ha deciso di raccontare a Repubblica quello che lei ha dovuto passare per volontà del suo ex marito

"Anche io sono finita nello stesso incubo di Tiziana. Mia figlia mi ha salvato"

"Anche io sono finita nello stesso inferno di Tiziana, anche io volevo suicidarmi: mia figlia di undici anni mi ha salvato la vita".

La morte di Tiziana C. ha risvegliato in molte donne un passato oscuro, ricco di ricordi che erano stati messi in un cassetto e lasciati lì per essere dimenticati. Alina, un nome di fantasia, è una donna di 40 anni dell'Est Europa, in Italia da tanti anni, che ha deciso di raccontare a Repubblica la sua storia. Perché anche lei come Tiziana era finita in quel vortice distruttivo che se non hai nessuno che ti dà un mano ti porta alla morte.

"Per due mesi, io e mio marito ci eravamo ripresi mentre facevamo sesso. Era un gioco... So bene di essere stata stupida, non cerco alibi: incolpo me stessa per quanto mi è capitato. Ma come potevo sapere che poi, quando ho chiesto la separazione, lo avrebbe usato per ricattarmi? A novembre del 2013 ha messo foto e video sul suo profilo Facebook, poi sul mio, poi su altri profili fake a mio nome, chiedendo l'amicizia a tutti i miei amici e parenti. Una parte di me è diventata all'improvviso virale " - racconta Alina a Repubblica.

"Quando ho visto i primi video ho iniziato a chiedere a Facebook e YouTube di rimuoverli, ma spuntavano da altre parti - continua la donna -. Più li toglievano, e più riapparivano. Mi mancava l'aria, soffocavo. Telefonavo alla poliza postale e loro mi dicevano che non potevano farci niente perché lui non si trovava in Italia. Rimanevo sveglia tutte le notti, attaccata al computer per vedere chi postava il video. Quei commenti, poi, li ricordo tutti...".

Nel suo racconto Alina spiega che gli insulti le facevano parecchio male, ma quello che l'ha spinta ad un tentativo di suicidio è stato un commento che le ha spezzato il cuore. "Quando ho letto che un utente consigliava di togliermi la figlia perché ero uno prostituta mi sono sentita rubare la dignità di madre. In quel momento ero pronta a suicidarmi... Non riuscivo più ad alzarmi dal letto, non mi lavavo, non parlavo, non andavo al lavoro. Per farmi mangiare mia sorella doveva imboccarmi, sono dimagrita dieci chili"

Tutto questo è durato per mesi fino a quando, una mattina, sua figlia che era stata catapultata non per scelta in questa storia le ha fatto una semplice richiesta: "Mamma, voglio il latte... me lo vai a scaldare?". Alina racconta che quello è stato il primo passo verso l'uscita dal buio. Sua figlia, con la sua innocenza, l'ha accompagnata fuori da quel vortice che la stava ammazzando.

La storia di questa donna si è conclusa in modo diverso da quella di Tiziana, ma Alina confessa che nonostante siano passati anni ancora si vergogna e si incolpa per quello che le è successo. "Ancora oggi abbasso - dice -gli occhi quando mi presentano qualcuno. Ho paura che abbia visto quei video. Ora ho un compagno che sta cercando di farmi riacquisire fiducia negli uomini e nella vita, ma è molto dura. Sto andando avanti per mia figlia. Ho lei e non posso permettermi di pensare solo a me stessa".

Alina conclude il suo racconto e la

sua intervista con un messaggio gridato a tutte le donne: "Non fidatevi mai, non fatevi riprendere con i telefonini in momenti di intimità. Neanche da vostro marito. Non fate la sciocchezza che ho fatto io".

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