Se il vescovo di Taranto si schiera contro chi prega per la famiglia

Dopo il sindaco di Lizzano, anche il monsignore di Taranto ha dato ragione ai manifestati contro la preghiera in favore delle famiglie tradizionali e contro il ddl Zan

Se il vescovo di Taranto si schiera contro chi prega per la famiglia

La libertà di pensiero e di religione, oltre a essere garantita dall'articolo 21 della Costituzione italiana, è sancita anche dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Si direbbe in una botte di ferro, inviolabile e in alcun modo contestabile. Ma ciò che raccontano le attuali cronanche dal nostro Paese sembrano dire il contrario. L'ultimo caso riguarda una movimentata manifestazione pro LGBT che si è tenuta al di fuori di una chiesa di Lizzano, in provincia di Taranto, dove un gruppo di fedeli si è riunito pin preghiera a favore della famiglia tradizionale e contro il ddl Zan.

A meno che non sia vietato o sconveniente creare un gruppo di preghiera come quello che si è ritrovato all'interno della Chiesa di San Nicola di Lizzano, i fedeli sarebbero dovuti essere liberi di farlo. Non la pensano così tutti quelli che, venuti a conoscenza dell'iniziativa, si sono precipitati all'esterno dell'edificio religioso per protestare contro la libertà di pensiero e di religione. Un gruppetto di esponenti arcobaleno non hanno gradito la preghiera, il cui diritto non può essere limitato nel suo esercizio perché sovrasta qualunque legge. Gli esponenti protestano per i contenuti delle preghiere, non per l'atto, in sé ma il significato è lo stesso, perché interferire significa attentare alla Costituzione italiana. Si crea un po' di confusione e quindi le forze dell'ordine sono costrette a intervenire e, come da prassi, cercano di effettuare il riconoscimento dei presenti.

Il caos al di fuori della Chiesa di San Nicola di Lizzano cresce e viene informato il sindaco, che si reca sul posto. Antonietta D'Oria si schiera dalla parte delle bandiere arcobaleno, perché quella "preghiera è una vergogna per un paese democratico come Lizzano". Il primo cittadino si appella alla democrazia, quindi, che non vale per l'espressione di un diritto sancito costituzionalmente. "Perché non pregare contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine? Perché non celebrare una messa in suffragio per le anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo?", si chiede il sindaco in un post su Facebook, suggerendo quindi ai fedeli il contenuto delle loro preghiere. Nella nuova idea di democrazia, quindi, il diritto alla preghiera è difeso solo se orientato verso ciò che viene suggerito dall'istituzione.

A dar man forte è arrivato anche l'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, che invece di difendere i suoi fedeli ha optato per il più coveniente politicamente corretto. "Un momento di preghiera, che per natura è, e dovrebbe essere, un momento aggregativo, che riunisce la Comunità Cristiana, è diventato purtroppo un motivo di divisione e di contrapposizione", ha dichiarato il religioso.

Il suo discorso sembra suggerire di aderire alla corrente predominante nel nostro Paese in questo momento per evitare le "divisioni e contrapposizioni", calpestando il diritto al pensiero libero, in una sorta di appello al quieto vivere che, però, di democratico conserva ben poco.

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