Gli scettici delle #riaperture tifano coprifuoco. Vogliono ancora spiarci?

Il Cts continua a puntare sul coprifuoco, ma l'estate e la voglia di libertà questa volta hanno un alleato: l'impossibilità di controllarci tutti

Gli scettici delle #riaperture tifano coprifuoco. Vogliono ancora spiarci?

C’è qualcosa di infinitamente stupido nell’ostinazione di questo coprifuoco.

Qualcosa di assurdo che, per l’ennesima volta dall’inizio di tutta questa mortale fiera, mi lascia credere, anzi lascia convincermi, che gli esperti che compongono il Comitato tecnico scientifico siano forse esperti nel trovar problemi ma non di soluzioni e che senza ombra di dubbio siano inesperti di vita. Vado a spiegarmi, perché io invece di vita un po’ me ne intendo, e non che voglia dare lezioni a nessuno, solo offrire uno spunto di riflessione neppure troppo acuto. Ma come credono di poter monitorare le persone che in estate si sposteranno a fiotti per la villeggiatura, nelle migliaia di paesi e paesini e isole e isolette, e colline e montagne, e vasti melanconiche sconfinate pianure, che già adesso faticano a “controllare” nei centri abitati che vantano guarnigioni più numerose? E come faranno i delatori (vero asso nella manica del Grande Fratello sanitario, quelli che si son fatti le ossa denunciando i runner della prima ora) che magari affittando una casetta su un’isola, chessò, Favignana, Ventotene, il Giglio, dove non ci sono civici, dove non si conoscono i nomi dei viottoli, a denunziare sconosciuti che magari festeggiano davanti a un barbecue con tre birre? Vorranno appellarsi al celere intervento delle più che provate forze dell’ordine, ignare forse del fatto che nelle frazioni più piccole che costellano le nostre province, spesso scarseggiano in numero, e possono manifestarsi sì e no una volta al giorno.

Insomma, come possono credere uno Speranza, un Locatelli, un Brusaferro, un replicante televisivo come Galli, che di sua sponte ha addirittura confermato non solo la completa assenza di una qual si voglia “evidenza scientifica” a sostegno del coprifuoco, ma rivelando il sospetto di molti, ha ribattuto che questo è un semplice “disincentivo a muoversi la sera " e "non dovrebbe essere difficile da capire”. Come a dire: se sei un quindicenne che esci di pomeriggio sei fortunato, se invece sei un maggiorenne che esce la sera peggio per te. Ma davvero gli italiani aspettano la fine di giugno per tornate finalmente a casa “quando desiderano loro”? Sacrificando ancora tempo e voglia di vivere, in virtù di un “disincentivo” che inizia a palesare la sua debolezza, o peggio, la sua completa inadeguatezza tecnico scientifica?

Questo mi domando, io che trascorro le mie vacanze tra campagne radicali e le piccole isole alla moda, dove in caso di emergenza, “vera”, ho atteso una volante anche per 45 minuti netti. E di questo dopo le ultime concessioni mi convinco: davvero questo governo ancora crede di poter tenere a bada senza conseguenze (o vendette elettorali) milioni d’italiani di tutte le età che non chiedono “mica la Luna”, come cantava Fiordaliso, ma solo di poterla guardare in santa pace, in spiaggia, su un prato, a casa di un amici, di parenti, su una sedia di plastica del circolo bocciofilo, con chi gli va, all’ora che gli va. Senza dover essere interpellati dalla polizia, dai carabinieri o dalla guardia di finanza, che sono state comandate a comportarsi su modello Gestapo, e che si sono stancate pure loro: dal momento non riescono più a guardare negli occhi il ragazzetto di turno che non può dormire con la fidanzata ma vuole passarci quella mezz’ora in più; o al ristoratore che torna a casa dopo il lavoro con le preoccupazioni di non superare la tempesta e non può teletrasportarsi; o al signore che ha solo finito le sigarette e vorrebbe poterle andare a comperare all’automatico senza essere fermato come fosse un terrorista che approfitta del favore delle tenebre.

Sarà perché i nostri uomini e le nostre donne in divisa - che se vedono assembramenti ormai si limitano a dire: “Ragazzi aiutateci ad aiutarvi” - sono spesso ragazzi anche loro. Ragazze e ragazzi, che indossano l’uniforme sì, ma quando la svestono, s’intendono di vita anche loro. Non come i vigili urbani che continuano a mietere multe senza esclusioni di colpi, perché rimpinguano le casse del comune. O come i politici come Speranza, colui che se vede “due persone in auto insieme” ancora si spaventa - mentre a Wuhan, dove i morti venivano lasciati per la strada, ormai ballano in discoteca. Lui, che da Ministro della Sanità, aveva trovato anche il tempo per scrivere un libro dal titolo celebrativo “Perché guariremo – dai giorni più duri a una nuova idea di salute”, 240 pagine di retorica e luoghi comuni, a detta di chi lo ha letto, scritte mentre i posti in terapia intensiva tornavano a mancare, e ritirate dal commercio mentre i banchi a rotelle da svariati miliardi di euro pattinavano nei depositi delle cattive idee da dimenticare.

Staremo a vedere. Ad aspettare in questo caldo giugno. Ad aspettare mercoledì per tornare alle 23.00 a casa.

Nella speranza che gli scienziati ci “concederanno” di tornare a casa dapprima a mezzanotte, come alla vecchia e cara Cenerentola, e poi forse, chissà. Noi intanto, solo perché siamo cittadini rispettosi delle istituzioni, gli diamo ancora, per l’ultima volta ascolto. Ma la ragione, quella, è ora che iniziamo a tenerla per noi.

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