L'attore scrittore e autore teatrale Ascanio Celestini tramite Facebook dà una lettura personale delle foibe, rispondendo all'intervista rilasciata da Nino Benvenuti a ilGiornale.it e negando la dimensone del fenomeno e ridimensionandolo, proponendo di cancellare anche la Giorno del ricordo. Dopo il rettore Tomaso Montanari, ecco che un altro esponente della cultura affonda sulle foibe. Non è la prima volta che Celestini si lascia andare a dichiarazioni discutibili, come quelle rilasciate per la festa della Repubblica del 2 giugno, quando definì "ingombanti" i militari in parata.
"Gli storici (non qualche giornalista, pugile o casalinga di Voghera) hanno sempre parlato della foibe. Nessuno ha nascosto questa storia. Casomai sono stati salvati dai processi un migliaio di criminali italiani che in Jugoslavia hanno fatto stragi. Delle foibe ne hanno scritto gli storici", ha dichiarato Celestini. L'attore, quindi, ha fatto un excursus storico sul significato della parola "foiba": "Deriva dal latino fovea. Così vengono chiamati gli inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche. Sta scritto sulla Treccani. E un certo numero di cadaveri sono stati occultati facendoli sparire in quelle cavità per il semplice motivo che il terreno è difficile da scavare e l'operazione era più semplice da risolvere in quella maniera". Quindi, Celestini si rifà a quanto detto dallo storico Raoul Pupo, che "interviene e dice che quando vediamo scritta questa parola la traduciamo con 'stragi'. Si tratta di due episodi avvenuti nell'autunno del '43 e nella primavera del '45 in corrispondenza dell'8 settembre e della fine della guerra".
Ascanio Celestini, quindi, sostiene che "se da qualche parte leggete 10mila morti, no, è un'esagerazione. Se leggete 2000, no, sono troppo pochi. Qualcosa di intermedio: tre, quattromila. Queste sono le dimensioni della strage". Quindi, l'attore ha spostato il focus sulla Giorno del ricordo: "Malauguratamente il parlamento ha scelto il 10 febbraio per ricordare questi morti. L'ha fatto in nome di una superficiale idea di rappacificazione, forse. Ma è subito sembrata una maniera per portare nella storia la teoria degli opposti estremismi". L'attore continua nella sua esposizione: "Il nome della giornata ricalca quello attribuito al 27 gennaio e anche il periodo è lo stesso. In più mezzo mondo il 10 febbraio ricorda un'altro avvenimento: la firma del trattato di Parigi. Una data che ai fascisti non piace per niente".
E Celestini completa il suo affondo: "Quel giorno ricorda agli abitanti del pianeta che l'Italia è stata la principale artefice, insieme alla Germania, della morte di milioni di persone. Altro che italiani brava gente! E ai fascisti piace ancor meno perché l'unica nota positiva di quei macabri anni è data dalla lotta dei partigiani che in gran parte (non tutti) erano comunisti. Tra cinque mesi sarà febbraio. Forse per quest'anno non facciamo in tempo, ma non sarebbe il caso di cancellare dalle celebrazioni nazionali questo bizzarro Giorno del ricordo?".
Parole molto forti da parte di Ascanio Celestini, che hanno scatenato le polemiche. Maurizio Gasparri non ci sta e tuona: "C'è tutto il livore di una sinistra negazionista in questa proposta temeraria, che ovviamente non troverà spazio". L'esponente di Forza Italia sottolinea che "si vuole coprire sostanzialmente la responsabilità dei comunisti slavi e anche italiani che furono responsabili di un eccidio enorme seguito da un esodo gigantesco. A qualcuno le verità della storia danno fastidio". Gasparri difende con forza la Giornata e l'idea che c'è dietro: "Non si sopporta che emerga la colpa enorme del comunismo, il fatto che anche comunisti italiani collaborarono al massacro dei loro connazionali infoibati dai titini. Ovviamente il Giorno del Ricordo non sarà abolito ma chiediamo a tutte le istituzioni di celebrarlo con ancora maggiore forza".
Anche il capogruppo di FdI in commissione Cultura, il deputato Federico Mollicone, si è scagliato contro Ascanio Celestini per la proposta di eliminare il Giorno del ricordo: "È un insulto alla memoria dei tanti italiani uccisi e costretti all’esodo. Le foibe sono state un dramma nazionale e chi le nega compie un atto gravissimo e aberrante, che va contro la legge. Ricordiamo, infatti, che il Giorno del Ricordo è stabilito per legge". Mollicone poi conclude: "Da Celestini stalinismo contemporaneo.
Chiediamo la condanna esplicita da parte delle cariche istituzionali e della sinistra contro questo odioso negazionismo".Ascanio Celestini, in successivo post, si è difeso dalle accuse di negazionismo, tricerandosi dietro le parole dello storico Raoul Pupo, che lui cita nel suo primo post per avvalorare la sua tesi.
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