Angeli e demoni, l’incubo di un padre: “Mi hanno strappato mia figlia a quattro anni”

Un padre a ilGiornale.it: “Quando ce l’hanno strappata via mia figlia aveva quattro anni. Adesso ne ha dodici ed è ancora costretta a vivere dentro quelle mura. Lontana da noi”

Angeli e demoni, l’incubo di un padre: “Mi hanno strappato mia figlia a quattro anni”

C’è il sospetto che ci possano essere nuovi casi oltre a quelli già raccontati dall’inchiesta “Angeli e Demoni”. Nuovi medici coinvolti, nuovi psicologi corrotti, nuovi politici complici. Mentre dalle carte della procura di Reggio Emilia continuano a eneegere particolari inquietanti, che descrivono il sistema illecito di affidi ad opera dei servizi sociali dell’Unione Val D’Enza, spuntano fuori altre storie, molto simili a quelli che già abbiamo raccontato. Sospetti e dubbi che hanno spinto altre famiglie a cui erano stati strappati i figli a scriverci. Famiglie, molto spesso solo padri e madri, che chiedono giustizia. Come Luigi (nome di fantasia ndr).

La sua storia ha inizio dieci anni fa, quando decise di divorziare dalla moglie con cui, tre anni prima, aveva avuto la sua prima figlia. Come succede in molte famiglie, i genitori dopo la separazione andarono a vivere in due case differenti. “Da lì la mia ex moglie iniziò a non farmi più vedere la bambina. - Racconta Luigi - La teneva solo con sé e ogni volta che provavo ad andare a prenderla per passare del tempo assieme a lei, non me la faceva trovare. Porta chiusa, serrande sbarrate. Alcune volte ho passato ore ad aspettare che mi aprisse il cancello di casa. Ma niente da fare”.
A quel punto Luigi decise di rivolgersi ai servizi sociali del suo paese, Montecavolo. Piccolo centro del reggiano, a pochi chilometri da Bibbiano, città finita nell’occhio del ciclone dopo l’arresto del sindaco dem accusato di abuso d’ufficio nell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Una richiesta d’aiuto disperata, quella di Luigi, che sperava di riuscire a rivedere presto la sua bambina, di soli tre anni, dopo mesi di sofferenze e porte chiuse in faccia. Ma non è stato così. Luigi, la sua piccola, non l’ha più rivista. Ha lottato inutilmente per nove lunghi anni.

”Dopo la mia segnalazione i vigili sono riusciti a trovare la mia ex moglie mentre usciva di casa con mia figlia. L’hanno fermata, gliel’hanno portata via e da lì è stata data in affidamento ad una casa famiglia.”

Ma anche questa volta, come nelle recenti storie che IlGiornale.it ha raccontato, l’allontanamento della piccola dai propri familiari avviene senza nessuna verifica. Da un giorno all’altro la bambina viene affidata ad un centro privato. Senza prima fare chiarezza su quali siano le problematiche di quella famiglia. Senza controllare come i genitori facciano a vivere la propria figlia. E, sopratutto, senza dare spiegazioni al padre, prima vittima di questa storia. Proprio lui che aveva agito nella speranza di rivedere la sua bambina si è visto portarsela via.

”Mia moglie è stata sottoposta a TSO per ben due anni.” Continua Luigi, che prova con fatica a ripercorrere la storia. I ricordi fanno troppo male. “Era continuamente sotto controllo. La trattavano come una persona con gravi problemi psichici. Senza prima aver fatto niente per riuscire a comprendere la situazione.”

Ma la madre accettò di sottoporsi alle visite. Dopo due anni, e una miriade di controlli risultati negativi, la bambina è tornata a casa con la mamma. Sempre seguita dagli assistenti sociali. E sempre lontana dal proprio papà. Senza alcun motivo apparente.

Ma non era finita. Gli operatori continuavano a tenere tutto sotto controllo, a fare continui sopralluoghi e, la prima relazione che scrissero dopo che la bambina era tornata a casa, fu l’ennesima congiura. Nelle carte i servizi sociali contestarono che la mamma non portava la figlia a scuola e neanche dal pediatra. “Mia moglie lavora in ospedale, era lì che faceva fare le visite alla bambina quando ce n’era bisogno. E loro lo sapevano benissimo.” Ma non c’è stato niente da fare. Grazie a quel documento pieno di futili pretesti e false accuse, a dire del padre, la bambina è stata riportata nella casa famiglia. E da lì non è più uscita. E pensare che fu proprio il padre a chiedere aiuto.

“Quando ce l’hanno strappata via mia figlia aveva 4 anni. Adesso ne ha dodici ed è ancora costretta a vivere dentro quelle mura. Lontana da noi”, racconta Luigi trattenendo le lacrime dal dolore. “Abbiamo fatto di tutto per provare a tirarla fuori da lì. Nel 2014 io e la mia ex moglie ci siamo anche riavvicinati, andavamo a trovarla assieme, quelle poche volte che ci veniva concesso, per far capire agli assistenti sociali e anche a lei, che andava tutto bene. Loro ci dissero di non farlo più, che questo avrebbe creato ancora più problemi alla bimba. E che dovevamo assolutamente evitare.” Sparire.

Tutti tentativi inutili quelli dei due genitori. Gli assistenti sociali non si sono spostati dalla loro decisione: la piccola doveva stare lontana dalla propria famiglia. E Luigi, ancora oggi, non si dà pace.

“Posso vederla soltano due ore ogni 20 giorni e alla mia ex moglie è consentito andarla a trovare un’ora al mese.” Ci spiega Luigi. “Qualche volta veniva affidata a mio fratello, padre di tre bambini. La portava al mare, la teneva nel fine settimana. Un giorno mi mandò alcune foto di mia figlia in spiaggia, non lo avesse mai fatto. Quando gli assistenti sociali lo hanno scoperto sono andati su tutte le furie. L’hanno tolta anche a lui. Non può più tenerala.” Oggi Luigi si è rivolto ad un legale e prega ogni giorno perché sia fatta giustizia. Nessun procedimento è stato aperto, ma adesso, dopo l’inchiesta “Angeli e Demoni” che ha portata o alla luce un presunto giro di affari sulla pelle dei bambini, Luigi vuol vederci chiaro. Troppe cose non tornano. “E se hanno lucrato anche sulla pelle di mia figlia?”, dice.

Una storia, quella di Luigi, che poco si allontana da quelle delle vittime

che abbiamo raccontato. Un quadro confuso che fa trapelare quell’ostinazione, a quanto pare ingiustificata, nel voler strappare una bambina ai propri genitori. Un susseguirsi di eventi che lasciano spazio a troppe domande.

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