Antimafia e "ius soli", Matteo a caccia di voti alla sua sinistra

Antimafia e "ius soli", Matteo a caccia di voti alla sua sinistra

La settimana scorsa è stato il disco rosso di Sergio Mattarella a ufficializzare una sorta di «rompete le righe» che in Parlamento era nell'aria ormai da tempo. Che si fosse davvero votato a settembre - scenario che è sempre stato il più improbabile nonostante le insistenze di Matteo Renzi - o che si vada alle urne nel 2018 - come quasi certamente accadrà - è infatti chiaro che la legislatura si va di fatto a esaurire con la pausa estiva. D'altra parte, le schermaglie da campagna elettorale sono iniziate già da settimane e da settembre sono destinate a diventare appuntamento quotidiano.

Così, stupisce solo fino a un certo punto lo stop dello ius soli, già approvato alla Camera e in questi giorni teatro di un acceso scontro in Senato. Come neanche il fatto che pure il Codice antimafia abbia avuto una battuta d'arresto, formalmente per ragioni di copertura ma con sullo sfondo un braccio di ferro comunque duro. Il punto è che ormai il Parlamento non è più il luogo in cui fare le leggi ma il campo da gioco di una campagna elettorale che si annuncia lunga e senza esclusione di colpi. E proprio sulla legge che darà la cittadinanza ai figli di immigrati nati e cresciuti in Italia si è andato consumando un confronto duro, con Lega e Cinque stelle pronti ad alzare le barricate e Renzi così convinto del provvedimento dal volerlo approvare a colpi di fiducia. D'altra parte, per il segretario del Pd lo ius soli ha un'importanza strategica proprio in chiave elettorale ed è per questa ragione che nonostante la battuta d'arresto di ieri è altamente probabile che l'ex premier continui sulla strada della fiducia, unica via per ottenere un «sì» rapido al provvedimento (che a questo punto dovrebbe essere calendarizzato al Senato per la prossima settimana).

In questo modo Renzi riuscirebbe a portare a casa una legge che gli consentirebbe non tanto di marcare la distanza con il centrodestra, quanto di mettere nero su bianco che il Pd resta un partito a vocazione di sinistra, con buona pace di Giuliano Pisapia, Pier Luigi Bersani e tutta la pattuglia di Insieme.

Il segretario dem, infatti, teme che l'aggregazione che sta nascendo a sinistra del Pd possa con il tempo creargli più di qualche problema (anche per questo avrebbe preferito votare a settembre) e ci tiene quindi a presidiare il campo, allontanando da sé l'ombra di qualsivoglia Nazareno.

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