Antonio Logli uccise Roberta. Cassazione: impensabile una fuga volontaria

La cassazione ha spiegato dettagliatamente le motivazioni della condanna del 56enne a 20 anni di carcere per omicidio e distruzione di cadavere

Antonio Logli uccise Roberta. Cassazione: impensabile una fuga volontaria

I giudici della cassazione hanno reso note le motivazioni che giustificano la condanna a 20 anni di carcere per Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, scomparsa tra il 13 e il 14 gennaio 2012 all'età di 45 anni da San GiulianoTerme (Pisa). Un passaggio chiave è quello che riportiamo di seguito: "Il ricorso è inammissibile. La sentenza impugnata è pervenuta a decisione conforme rispetto a quella di primo grado sulla scorta di una coincidente valutazione della capacità dimostrativa degli elementi probatori acquisiti all'esito delle indagini preliminari, che ha stimato tali da negare qualsiasi ragionevole dubbio che l'imputato Antonio Logli sia l'autore dell'omicidio della moglie Roberta Ragusa e della distruzione del suo cadavere".

Con tali affermazioni, i magistrati hanno di conseguenza respinto il ricorso da parte di Antonio Logli e dei suoi avvocati, ritenendo che il 56enne sia responsabile della triste fine di Roberta, il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Per la giustizia, Logli rimane il solo ed unico assassino della moglie "oltre ogni ragionevole dubbio". Una convinzione, come precisato dagli stessi giudici, maturata nonostante ci siano solamente indizi e non prove specifiche.

Antonio Logli: non riusciva più a gestire il matrimonio con Roberta

Dopo la condanna in primo e in secondo grado, Antonio Logli aveva presentato un ricorso anche in cassazione, sperando in un annullamento della sentenza e che il processo d'appello venisse dunque ripetuto. L'uomo, aveva ipotizzato di come la moglie Roberta potesse essere ancora in vita e che la donna si fosse allontanata da casa volontariamente, magari in compagnia di un non mai identificato amante. Un'ipotesi controversa che aveva fatto indignare l'opinione pubblica, in quanto si andava a gettare fango sulla memoria di una persona uccisa senza alcuna pietà.

Supposizioni a cui i giudici non hanno mai dato credito. Nelle motivazioni si legge: "In particolare, si nega plausibilità al possibile allontanamento volontario della vittima a ragione, sia del suo profilo personologico e dei suoi comportamenti antecedenti la sparizione, sia della situazione specifica e delle modalità d'allontanamento".

Fondamentale il passaggio seguente: "Le indagini avevano però fatto emergere una diversa realtà della vita di coppia, la cui unione era segnata da una profonda crisi per la stabile relazione extraconiugale che l'imputato aveva intrattenuto con Sara Calzolaio, collaboratrice dell'autoscuola ed amica della stessa Ragusa, che ne era stata consapevole e non aveva accettato tale situazione: la Calzolaio, infatti, di sua iniziativa aveva rassegnato

ai carabinieri la circostanza di avere ricevuto dal Logli, al quale era legata da otto anni, istruzioni affinché distruggesse i telefoni e le schede telefoniche che erano soliti utilizzare per comunicare tra loro".

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