Appalti e camorra, una donna fa tremare i 'colletti bianchi' in Campania

Una donna già al centro di un'altra inchiesta su tangenti e appalti truccati avrebbe dato contributo fondamentale nelle indagini della Fiamme Gialle su appalti truccati in Campania

Appalti e camorra, una donna fa tremare i 'colletti bianchi' in Campania

Già implicata in un'altra inchiesta venuta alla luce ad aprile dello scorso anno sulla mancata ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, Loredana Di Giovanni, originaria di Mugnano di Napoli, che all'epoca finì ai domiciliari, con le sue rivelazioni avrebbe consentito ai magistrati della Dda di Napoli di mettere a nudo un sistema corruttivo con cui sarebbero stati truccati diversi appalti in Campania. Secondo gli inquirenti, Di Giovanni si sarebbe mossa nel corso dell'ultima campagna elettorale per le regionali per portare voti a Pasquale Sommese, consigliere regionale di Ncd oggi arrestato. Il suo ruolo, sulla base di quanto emerge dagli esiti dell'attività investigativa, sarebbe stato quello di consegnare tangenti ai politici per conto degli imprenditori.

Le indagini a cui ha lavorato il Nucleo di Polizia tributaria delle Fiamme Gialle, che stamattina ha portato all'applicazione di 71 misure cautelari in diversi comuni campani nell'ambito dell'operazione 'the queen', hanno consentito di scoperchiare i legami tra il clan Zagaria di Casal di Principe e personaggi che occupano posti di rilievo nelle istituzioni, 'faccendieri', professori universitari, imprenditori e professionisti. Rapporti che avrebbero consentito di pilotare delle gare con l'obiettivo di aggiudicare appalti negli enti pubblici a imprese vicine. Sono 13 i reati di corruzione e 15 quelli di turbativa d'asta considerati nelle contestazioni agli indagati, in alcuni casi aggravati dalle finalità mafiose; in tre casi si contesta il concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso e l'essere organici al clan dei Casalesi. Eseguiti anche 10 decreti di perquisizione e contestuale sequestro e un decreto di acquisizione documentazione presso enti pubblici.

Numerosi i politici indagati. Non solo il consigliere regionale Pasquale Sommese, che, secondo gli inquirenti, da assessore al Turismo della della Giunta Caldoro in qualche caso addirittura indicava esplicitamente l'imprenditore che avrebbe poi dovuto eseguire i lavori pubblici che egli stesso aveva fatto finanziare. Sono finiti in carcere anche i sindaci di Aversa, Enrico De Cristofaro, e di Riardo, Nicola D'Ovidio.

Applicati i domiciliari all'ex sindaco di Casapulla, Ferdinando Bosco, all'ex sindaco di San Giorgio a Cremano, Domenico Giorgiano, all'ex sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, e all'ex presidente della Mostra d'Oltremare di Napoli, Andrea Rea.

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