Gli "appunti" di Ratzinger riaccendono la guerra sulla morale

L'intervento del Papa emerito sui pedofili tocca un nervo scoperto nella Chiesa. Francesco è sotto attacco

Gli "appunti" di Ratzinger riaccendono la guerra sulla morale

«Ratzinger propone ancora una teologia staccata dal mondo», «il suo contributo è inutile per comprendere il fenomeno degli abusi sessuali», «Benedetto XVI sta provocando uno scisma». Le reazioni stizzite e rabbiose all' indirizzo di Benedetto XVI lasciano chiaramente capire che gli appunti sugli abusi sessuali pubblicati dal papa emerito lo scorso 11 aprile hanno toccato un nervo scoperto. Di più, hanno rimesso in discussione l' esito di una guerra che all' interno della Chiesa cattolica si combatte apertamente dai tempi del Concilio Vaticano II e che un certo fronte progressista pensava di avere ormai definitivamente vinto.

È la guerra che si combatte attorno alla morale, soprattutto quella sessuale, e che deciderà se la Chiesa rimarrà autenticamente cattolica o se, pur mantenendo il suo nome, diventerà soltanto una delle numerose denominazioni protestanti. Non per niente - a parte il solito circolo di pretoriani di Papa Francesco che hanno subito duramente criticato Benedetto XVI solo per il fatto di avere preso la parola gli attacchi più virulenti sono arrivati dalla Germania, dai teologi che si occupano di morale e dai vescovi già noti per le posizioni a favore delle unioni gay. L' Associazione tedesca dei teologi moralisti il 15 aprile ha reso pubblico un documento di due pagine condannando senza appello l' intervento di Benedetto XVI e, fatto ancora più significativo, è stato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale tedesca, insieme ad altri articoli fortemente critici. E per non perdere tempo il vescovo di Limburg, Georg Bätzing, ha convocato un' assemblea diocesana per discutere «la benedizione» della Chiesa «per le coppie che non possono sposarsi nel modo cattolico», in primis quelle omosessuali (cosa per cui tempo fa si espresse a favore anche il presidente dei vescovi tedeschi, il cardinale Reinhard Marx).

Se queste sono le applicazioni concrete, il vero punto del contendere è se esistano azioni che sono intrinsecamente malvagie oppure se il giudizio morale di un' azione dipenda dalle circostanze e dalla coscienza della persona che agisce.

Potrebbero sembrare cose astruse, ma il giudizio chiaro, radicato nella Rivelazione di Dio e impresso nella natura umana, su ciò che è lecito e ciò che è male, è uno dei pilastri su cui si regge la Chiesa cattolica. Dalla fede nascono delle conseguenze molto concrete nel comportamento degli uomini. Per questo prima e fuori del cristianesimo si facevano sacrifici umani, ma nella civiltà cristiana sono considerati un orrore; la schiavitù era un fatto normale, ma è stata superata. La Chiesa ha sempre considerato che l' uccisione di un innocente è sempre un male, non ci sono condizioni che la rendano buona; così l' adulterio, non può essere considerato positivo in certe circostanze; e così via.

Ma questo è ciò che oggi è fortemente messo in discussione, favorito da un pontificato che sul punto mantiene una certa ambiguità e non risponde alle richieste di chiarimento: come è accaduto per i Dubia dei quattro cardinali (Caffarra, Meisner, Burke, Brandmüller), presentati a papa Francesco dopo l' esortazione apostolica Amoris Laetitia, e che vertevano proprio sulla questione morale.

È qui che hanno colpito gli appunti di Benedetto XVI, che non avevano come principale obiettivo il '68 e la rivoluzione sessuale, come è stato scritto, bensì il «crollo della teologia morale cattolica che rese inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società». Crollo che a sua volta è conseguenza del venir meno della fede. E a quanti hanno apostrofato con disprezzo Ratzinger affermando che i casi di pedofilia nel clero non cominciano certo con il '68, ha risposto il cardinale Gerhard Müller, tedesco anche lui ed ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con una intervista a La Nuova Bussola Quotidiana: «È un' obiezione inconsistente. È ovvio che in tutti i tempi ci sono stati problemi del genere, ma qui la differenza è nel passaggio da alcuni casi isolati a un fenomeno diffuso».

Si diceva che questa è una guerra che viene da lontano. Non per niente Benedetto XVI, nei suoi appunti, parte dai ricordi personali di quanto avveniva in Germania negli anni '60. Ma possiamo ricordare anche cosa avvenne nel 1968, con la pubblicazione da parte di Paolo VI dell' enciclica Humanae Vitae, che sbarrava la strada a quanti ritenevano inevitabile approvare l' uso dei metodi contraccettivi per regolare le nascite. Ci fu una sollevazione di teologi e interi episcopati. Soprattutto la guerra si è combattuta aula per aula nei seminari e nelle facoltà di teologia, dove spesso si è insegnata una teologia morale in aperto contrasto con il Magistero della Chiesa.

Lo stesso Benedetto XVI ricorda un altro snodo importante di questa guerra: la «Dichiarazione di Colonia» del gennaio 1989, in cui 15 professori di teologia attaccarono direttamente il Magistero di San Giovanni Paolo II e divennero modello di tante altre dichiarazioni del genere in Europa (in Italia ci fu la Lettera dei 63). La situazione era diventata tale che san Giovanni Paolo II pubblicò nel 1993 l' enciclica Veritatis Splendor proprio per mettere un argine a questa deriva morale e riaffermare la dottrina tradizionale della Chiesa. Inutile dire la reazione della solita corrente di teologi.

Con il pontificato di Francesco però gli equilibri sono cambiati e la Amoris Laetitia (2016) è stata accolta come la rivincita contro una superata concezione della morale. Sebbene non chiara nelle formulazioni, il «partito della nuova Chiesa» l' ha subito usata per affermare «un nuovo paradigma», «una riforma radicale della teologia morale». Il «primato della pastorale» è diventato subito un modo per cambiare la dottrina, a cominciare ovviamente dalla sessualità. Non solo porte aperte alle unioni gay, ma anche al divorzio, alla contraccezione, ai preti sposati. E siccome nel magistero della Chiesa non può esserci discontinuità, si teorizza che ora l' enciclica Veritatis Splendor di san Giovanni Paolo II deve essere letta alla luce di Amoris Laetitia, quando nella Chiesa è sempre stato che sono i nuovi documenti che vanno letti alla luce della tradizione.

Ma proprio mentre questa «nuova Chiesa» assume l' aspetto di una valanga destinata a travolgere tutto, ecco che rispunta

Benedetto XVI con i suoi Appunti a riaprire la partita. Allo scandalo della pedofilia non si risponde con «l' idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi», dice Ratzinger, ma tornando a Dio. E la guerra si riaccende.

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