Dopo vent'anni di progetti e normative, in Italia la carta d'identità elettronica è arrivata, ma ce l'hanno solo in 300 mila.
In teoria l'ultimo modello ideato funziona e può fare di tutto. La Cie, la carta d'identità elettronica, si basa su una tecnologia aperta e materiali nuovi, come il policarbonato, ha il chip, non è clonabile, contiene l'impronta digitale, può portarsi dietro anche la cartella sanitaria, risponde a standard internazionali di identificazione, può aprire i varchi in stazioni, aeroporti e stadi, rendere dura la vita ai furbetti del cartellino, semplificare l'acquisto a rate, velocizzare i trasporti su bus e metro.
Peccato che questo piccolo miracolo formato tessera sia arrivato solo a 300 mila cittadini di 199 Comuni. Se ne affiancheranno altri entro settembre fino a raggiungere quota 400 città e metà degli italiani, e entro la fine dell'anno si dovrebbe salire a 1.700 Comuni. Fine ultimo: agosto 2018 quando saranno coperti tutti e 8 mila i campanili italiani, con 10.500 postazioni attivate e 20 mila card al giorno emesse. L'obiettivo è di sostituire tutto il cartaceo entro 8-9 anni, con ritmi di 7-8 milioni di tessere all'anno.
Per averla, il cittadino deve fare domanda allo sportello comunale, lasciare l'impronta digitale e pagare 22 euro. I dati vengono trasmessi al Viminale e alla Zecca e, entro 6 giorni, la carta arriva via posta. Al momento, però, lentezze e disagi sono all'ordine del giorno: i cittadini non conoscono la nuova card e le amministrazioni non sono ancora attrezzate.
Doveva essere un progetto all'avanguardia, quando è stato pensato la prima volta nel 1997. Poi invece sono seguiti anni di problemi, ritardi, mal funzionamenti. "Non solo i materiali non erano adatti, ma la realizzazione della carta ruotava attorno alla tecnologia proprietaria di un'azienda privata, la Laser memory card, nonostante fosse un progetto dello Stato, con tutte le pesanti limitazioni di sicurezza e gestione", racconta Paolo Aielli, dal 2014 amministratore delegato dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Così, spiega La Repubblica, la sperimentazione è stata delegata ai Comuni: tempi improbabili di prenotazione, sportelli dedicati assai limitati, stampanti funzionanti a giorni alterni, prodotto scadente e inservibile. E ancora niente carta elettronica. Poi, alla fine del 2015, arriva un decreto del ministero dell'Interno che centralizza l'operazione. La carta viene prodotta in un posto solo: nello stabilimento della Zecca, a Roma.
Per ora la versione cartacea non è ancora bandita, anche se è la più contraffatta d'Europa. La carta d'identità elettronica, invece, garantisce un livello di "sicurezza 3": "certifica l'identità".
La carta, dotata di pin, consentirà di accedere agli stessi servizi oggi aperti dallo Spid (livello di sicurezza 2), dal fisco all'Inps ai bonus del governo. Il governo Renzi ha stanziato per l'operazione "Cie 3.0", 65 milioni nel quinquennio 2016-2021, rinnovabili per analogo periodo. In totale, circa 130 milioni nel decennio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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