Artigiani e partite Iva lombarde disperati: 'Che ne sarà di noi?''

Dalla prima zona rossa di Italia si alza un grido di disperazione da parte di piccoli imprenditori, artigiani e partite Iva che dopo 35 giorni dall'inizio dell'emergenza Coronavirus si trovano a far fronte a una crisi economica che non lascia intravvedere vie d'uscita

Artigiani e partite Iva lombarde disperati: 'Che ne sarà di noi?''

Più di un mese è trascorso da quando è stato accertato il primo caso di un ammalato di Coronavirus e Lodi e il lodigiano sono stati il primo territorio a dover far fronte alla situazione di emergenza. Ma a distanza di un mese, oltre alla drammatica situazione sanitaria, la provincia lombarda sta facendo i conti ora anche con un' altra crisi: quella economica. A distanza infatti di 35 giorni dall'inizio della crisi le piccole e medie imprese del territorio, gli artigiani, i commercianti e le partite iva, guardano con preoccupazione e anche, per nulla malcelata e neppure biasimabile paura, a quelle che saranno le conseguenze di questo delicatissimo momento. Incognite, incertezze e interrogativi senza risposte riecheggiano tra officine, negozi, capannoni chiusi e una domanda su tutte alberga nei pensieri degli imprenditori lombardi: ''Cosa ci attende nel futuro?''.

Luisella Ferrari, contitolare della storica carrozzeria Ferrario di Lodi ha così descritto l'attuale situazione che sta attraversando: ''Dal 10 di marzo il telefono dell'officina non squilla più. Come è stata indetta la prima zona rossa, noi, subito, abbiamo sentito l'urto degli effetti di questa epidemia. I clienti della bassa lodigiana, per primi, non sono più venuti e lo stesso hanno fatto quelli del milanese e la situazione giorno dopo giorno è andata peggiorando''. Le carrozzerie, stando alle disposizioni del decreto governativo, sono tra le attività che comunque potrebbero rimanere aperte ma a tal proposito la titolare ha spiegato: ''Che senso ha rimanere aperti quando l'intera filiera lavorativa è bloccata e non c'è richiesta di lavoro? La nostra decisione di chiudere è stata dovuta a motivi di forza maggiore. Le concessionarie sono chiuse, i colorifici sono chiusi, gli autoricambi sono chiusi, con il blocco della circolazione logicamente non ci sono più sinistri: che senso ha rimanere aperti?'' Proseguendo e parlando dello stato d'animo percepito da dipendenti e colleghi Luisella Ferrari ha poi aggiunto: ''Da subito abbiamo iniziato a lavorare a marce ridotte e ci siamo resi conto che la situazione era seria e preoccupante. E l'ansia e il timore per il domani sono comuni a tutti i lavoratori del settore. Noi, a partire dalla prossima settimana, ricorreremo alla cassa integrazione, ma questa vale per 9 settimane, e se poi questo momento dovesse proseguire? Sono troppe le incognite e noi non accettiamo che venga detto che il virus è più veloce della burocrazia. E' in momenti come questi che il sistema amministrativo deve mostrarsi efficiente dando garanzie e risposte certe ed efficaci ai lavoratori e alle imprese''. E rispetto a quelli che potrebbero essere degli aiuti per le aziende ha chiosato: ''Chiediamo che venga diminuita la tassazione o per lo meno chiediamo di pagare le imposte in base al reddito effettivamente conseguito e non sulla base di un reddito determinato induttivamente come prevedono gli studi di settore, che di logica, in un momento come l'attuale, dovrebbero essere sospesi. Inoltre, anche se ricorriamo a Confidi e istituti di credito per sopperire alla mancanza di liquidità, poi il debito rimane e i debiti vanno pagati. Noi, comunque, ora delle spese dobbiamo in ogni caso sostenerle. In questo momento sono consapevole che la priorità è la salute ma non dimentichiamoci anche dei lavoratori. Tra dipendenti e titolari ci sono quattro famiglie che orbitano intorno alla mia carrozzeria, se non verranno presi provvedimenti e stanziati aiuti quale futuro ci attende?''.

Un interrogativo, come già detto ,che riecheggia come un mantra tra le imprese del territorio e Greta Galbignani titolare del negozio di toelettatura per cani ''Colpi di coda'', oltre a condividere analoghi timori, lamenta anche la situazione paradossale in cui si sta trovando: ''Stando al decreto la mia non è un'attività essenziale e quindi dal 12 marzo ho abbassato la saracinesca. E' un' incoerenza rispetto a quello che è lo stato delle cose attuale. L'igiene e la pulizia dei cani sono quanto mai preziosi in questo momento, poiché come non mai trascorrono le giornate tra le mura domestiche con i propri padroni. E invece non posso svolgere il mio lavoro che è un lavoro anche per la collettività. Non lo dico solo per i problemi economici che mi sta arrecando questa situazione, ma perchè ogni giorno ricevo chiamate dai miei clienti che mi chiedono consigli e aiuti per la pulizia dei loro animali domestici. E' un momento di difficoltà per entrambi, sia per noi che per loro''. Parlando della situazione economica ha poi aggiunto: ''Sorvolando sui 600€ di cui tanto si è parlato, che sono una minuzia in rapporto al danno cui ci troviamo a far fronte e che comunque non riguardano la mia attività, mi permetto di dire che non siamo sereni perchè non ci sentiamo rassicurati. Le certezze che abbiamo è che noi comunque dobbiamo pagare sia le spese relative all'attività ma anche quelle personali come l'affitto, le bollette, le rate... ma parallelamente non stiamo più lavorando. Occorre intervenire su tutto, non solo sospendendo i mutui perchè due mesi di mancato incasso per un'attività sono un colpo durissimo. Sappiamo che dovremo fare rinunce e sacrifici: addio ferie, giorno libero e spese superflue. In molti però si domandano se questo sarà sufficiente per riuscire ad andare avanti''.

Chi sta ancora lavorando, in quanto autorizzata dall'ultimo DPCM è la Lodigiana Recuperi srl, ditta specializzata nel recupero, trasporto e smaltimento di rifiuti. In merito, il Presidente del Cda, Enrico Carbotta ha spiegato: '' Siamo ancora aperti ma ogni giorno che passa il lavoro è sempre meno. Non sappiamo fino a quando riusciremo a tenere aperta l'attività in questo periodo. E' una situazione davvero difficile. Sin dai primi giorni noi abbiamo dovuto far fronte a sei dipendenti in quarantena, abbiamo fatto ricorso alla Cassa integrazione e per altri lavoratori invece si è ricorso al congedo parentale o ai permessi previsti dalla Legge 104. Si cerca di arginare in tutti i modi un momento molto critico visto che il lavoro è diminuito più del 50%. Noi vorremmo che venissero sospesi i pagamenti di tutti i tributi, siano essi imposte, tasse o contributi, fino alla fine della crisi, ma non basterà perchè quando anche la situazione sarà tornata alla normalità noi ricominceremo a lavorare dopo un mese perchè essendo le aziende ora chiuse, prima che ci chiamino per andare a smaltire i rifiuti, passeranno almeno altri 30 giorni. Il futuro è delicato e complesso e non so se tutti i settori avranno la forza per ripartire. Pensiamo all'abbigliamento o alle calzature.

Come faranno a ricominciare dopo che hanno comprato e accumulato, perchè invenduti, i capi invernali e dovranno ripartire investendo nell'acquisto di quelli estivi? Sono domande che occorre farsi ora prima che sia troppo tardi''.

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