Assolto, Moggi non diffamò Facchetti

L’ex dg della Juventus era imputato per diffamazione aggravata dopo una querela sporta dal figlio di Facchetti

Assolto, Moggi non diffamò Facchetti

Il tribunale di Milano ha assolto Luciano Moggi dall’accusa di aver diffamato l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti (morto nel 2006). Il processo si era subito trasformato in una sorta di riedizione in tono minore del caso Calciopoli.

La sentenza, emessa dal giudice della quarta sezione penale Oscar Magi, ha stabilito che il fatto non costituisce reato. L’ex direttore generale della Juventus in un’intervista alla trasmissione tv "Notti magiche" del 23 ottobre 2010, rivolgendosi all’ex capitano dell’Inter Javier Zanetti, aveva sostenuto che nell’inchiesta napoletana "Calciopoli" sarebbero emerse "le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta a un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari e l’arbitro era Bertini". Il processo era nato da una querela del figlio di Facchetti, Gianfelice.

Il pm Ramondini aveva chiesto una condanna a 10 mila euro di multa, parlando del "sistema Moggi" accertato dalla Cassazione e di una strategia difensiva mediatica per coinvolgere anche Facchetti "in una sorta di così fan tutti". Anche oggi nel corso delle repliche il pm ha spiegato che "il sistema Moggi ha tradito e minato alle fondamenta l’essenza del calcio e non è possibile attribuire a persone terze la realizzazione di questo sistema".

Nel corso del dibattimento avevano sfilato come testi Massimo Moratti, Javier Zanetti, l’ex designatore degli arbitri Pierluigi Pairetto, l’ex arbitro Massimo De Santis ed altri. A febbraio, inoltre, in aula c’era stata una stretta di mano tra Moggi e Moratti, chiamato a testimoniare. Dopo poco su Twitter l’ex dg bianconero aveva scritto: "Mi sono lavato subito le mani".

"Finalmente ho avuto giustizia", ha commentato Moggi, come

riferito dal suo avvocato Maurilio Prioreschi. L’ex dg della Juventus non era presente in aula. Il difensore ha spiegato che l’assoluzione è arrivata perché il suo assistito "ha riferito un fatto vero e in modo oggettivo".

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