Bloccato in strada mentre stava rientrando a casa in auto, minacciato e spogliato da quelli che sarebbero suoi tifosi perché ritenuto "indegno" di vestire i colori della squadra: l’Avellino. Non è la scena di un film ma la sconvolgente realtà che ha come protagonista Claudiu Micovschi, 23 anni attaccante rumeno della squadra irpina, finito nel mirino di pseudo-supporter che non avevano accettato la sconfitta casalinga dei "lupi" in una decisiva gara per la promozione in serie B.
È lo scorso 4 maggio. Da poco è finita la gara Avellino-Foggia. Il club guidato da mister Zeman ha compiuto il classico colpaccio esterno vincendo in rimonta per 2-1. Con questo risultato gli irpini sono costretti ad un altro anno di Lega Pro. Tantissima la delusione tra i tifosi campani. Comprensibile visto che l’Avellino da tempo è relegato nella terza serie del calcio italiano. Qualche fischio dagli spalti rivolto ai giocatori ci sta. Fa parte del gioco.
Quello che accade dopo, no. Secondo la ricostruzione della polizia di Stato, dopo la gara frange di ultras si ritrovarono nei pressi della tribuna dello stadio per contestare i giocatori. Un tentativo vanificato dalla Digos che consentì ai calciatori di allontanarsi alla spicciolata a bordo delle loro vetture. Ma per fare allontanare i calciatori dal Partenio era stato necessario farli passare attraverso un corridoio formato da un doppio cordone di poliziotti con caschi e scudi.
Sembrava tutto finito. Ed invece il peggio doveva ancora arrivare. Qualcuno proprio non era riesciuto a digerire il risultato. E, così, ha deciso di vendicarsi contro quelli che ritiene essere i responsabili della sconfitta compiendo una vera e propria spedizione punitiva.
Intorno alla mezzanotte qualcuno riesce ad intercettare Micovschi, che stava rientrando a casa insieme con un compagno di squadra. La vettura del calciatore venne affiancata da un'altra che la strinse obbligandola ad accostare. Un tifoso si avvicina al finestrino e comincia a discutere animatamente con l’atleta. Subito dopo ne arrivò una terza macchina e poi un'altra ancora. Queste ultime auto si fermarono contromano davanti a quella del giocatore per impedirgli di ripartire.
La tensione è altissima. Quello che non sanno i responsabili del raid è che una telecamera del circuito di videosorveglianza cittadino li sta riprendendo. Nelle immagini, poi acquisite dalla Digos, si vedono quattro persone che si avvicinano a Micovschi ed iniziano a parlare con lui in modo non molto amichevole. Non si sa quale sia stato lo scambio di opinioni.
Pare che, almeno in base alla ricostruzione effettuata dalla polizia incrociando le immagini con la testimonianza del calciatore, in quell'incontro venga emessa una "punizione" per il giocatore. Micovschi sarebbe stato costretto a togliersi la tuta della squadra e a consegnarla agli sconosciuti.
Il motivo sarebbe semplice quanto sconvolgente. I tifosi avrebbero costretto il calciatore a quel gesto perché non lo ritenevano degno di indossare la divisa dell'Avellino. Dopo serrate indagini gli agenti della polizia di Stato hanno notificato ieri tre arresti ai domiciliari ad altrettanti ultras bianco verdi, un 22enne e due 30enni già destinatari di un Daspo, con le accuse di rapina, violenza e minacce. Pare che tra gli autori del raid ci fosse anche una donna, ora in via di identificazione.
Quanto capitato a Micovschi non sarebbe l’unico episodio accaduto dopo la gara con il Foggia.
Le indagini della Questura di Avellino hanno accertato che dopo la partita almeno un altro giocatore sarebbe stato inseguito in auto. Quest’ultimo, però, era riuscito a scappare prima di essere bloccato dai malintenzionati.
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