"I segni visibili sul corpo sono la costola rotta e i lividi delle percosse subite venerdì sera. Era buio quando a Bagnoli di Sopra (Padova), Tamara è stata aggredita, trascinata in un campo e quasi stuprata da un migrante ospitato in un centro di accoglienza (arrestato ieri dalla polizia).
La violenza sessuale non si è consumata solo per la capacità della donna di reagire. Ha urlato, si è dimenata ed è riuscita a sfuggire dalle grinfie dello stupratore. Ma oggi, dopo il ricovero in ospedale, è ancora scossa. Il dolore è più emotivo che fisico. La paura, quella, rimane incollata alla mente come un colpo subito in volto. Il racconto che Tamara fa è scioccante: "E’ spuntato dal nulla - spiega al Corriere del Veneto - mi ha afferrato al collo da dietro. Mi ha picchiato, trascinato per alcuni metri. Ho lottato, sono riuscita a liberarmi e a scappare. Ho corso finché non ho bloccato una macchina che stava arrivando proprio in quel momento. Al volante c’era una donna e le ho chiesto di aiutarmi. Lei mi ha accolto in auto e mi ha accompagnato a casa, dai miei genitori. Quando sono entrata in casa, piangevo io, ma piangeva anche la mia soccorritrice".
La paura a Bagnoli adesso pervade i nervi di tutta la cittadinanza. Il sindaco, insieme ad altri colleghi del NordEst hanno chiesto al Ministro di chiuedere le strutture di accoglienza. Perché i cittadini non si sentono più sicuri. In fondo Tamara quella via la conosceva bene, non avrebbe mai pensato che per colpa di un migrante potesse diventare così pericolosa per la sua incolumità. "Tutti i pomeriggi - racconta - quando rientravo da Padova al termine del lavoro, facevo lo stesso percorso per una passeggiata o una corsa. Non era mai successo nulla. Mai nessuno prima mi aveva importunato. Mi sentivo al sicuro qui, è casa mia. Questo però fino a venerdì".
Adesso le cose sono cambiate. Roberto Milan ha invitato il prefetto a portare la solidarietà alla donna perché, in fondo, è il ministero con le prefetture a decidere la distribuzione dei migranti. I rappresentanti degli enti locali non possono fare quasi nulla.
"Il prefetto ci ha assicurato che stanno lavorando duramente – racconta il padre della donna, piccolo imprenditore in pensione -. Ma come, se venerdì mattina stesso alla base di San Siro sono arrivati altri 60 profughi? Come si può andare avanti così? Non c’è più sicurezza, questa non è vita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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