Tregua, Hamas chiude ma si tratta ancora. Netanyahu licenzia il capo dello Shin Bet

Pressione sugli estremisti, l'inviato Usa Witkoff insiste. Bibi caccia il capo dei servizi segreti: "Non ho fiducia"

Tregua, Hamas chiude ma si tratta ancora. Netanyahu licenzia il capo dello Shin Bet
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nostro inviato a Tel Aviv

«Dormo qui da tre notti. Sento che è il posto in cui stare. Che è più importante perfino della scuola e di tutto il resto. Vogliamo a casa gli ostaggi. Subito». Nahar ha 16 anni, arriva da fuori Tel Aviv e, come decine di altri suoi coetanei, dorme in una delle tende allestite spontaneamente davanti a Kirya, la più grande base delle forze di difesa israeliane, quartier generale dell'esercito in città. Qui, da una settimana, dopo che la prima fase della tregua con Hamas si è chiusa il primo sabato di marzo, i cittadini che premono il governo perché trovi un accordo per il rilascio degli ostaggi hanno deciso di stazionare creando un campo-base da cui non intendono smobilitare finché tutti i 59 rapiti non torneranno a casa dalla Striscia di Gaza, anche se in vita ne restano solo 24.

Nonostante Hamas abbia annunciato che i negoziati di Doha sono «falliti», il lavoro della diplomazia va avanti. Con gli Stati Uniti in prima linea per tentare di trovare un'intesa che prolunghi la prima fase della tregua. L'inviato speciale della presidenza americana, Steve Witkoff, ieri ha avvertito il gruppo estremista palestinese che «c'è una finestra di opportunità che si sta chiudendo. Dovrebbero vedere cosa abbiamo fatto con gli Houthi», ha spiegato alla Cnn riferendosi ai raid che sabato hanno colpito i ribelli dello Yemen. L'uomo di Donald Trump ha definito «totalmente inaccettabile» la risposta di Hamas alla proposta degli Usa per la liberazione degli ostaggi. Witkoff ha liquidato come «ipocrita» l'offerta di Hamas di liberare il soldato Idan Alexander, ultimo ostaggio israelo-americano ancora in vita, e i resti di quattro cittadini con doppia cittadinanza. «Vorrei incoraggiare Hamas a diventare molto più ragionevole», ha aggiunto laconico.

Gli Stati Uniti provano ancora a battere la strada della trattativa ma i collaboratori del primo ministro israeliano sembrano scettici, nonostante Benjamin Netanyahu abbia ordinato al suo team negoziale di prepararsi per nuovi colloqui a Doha, in Qatar. Il premier intanto ha annunciato che licenzierà il capo dello Shin Bet (l'intelligence interna) Ronen Bar entro la prossima settimana. «Soprattutto durante una guerra esistenziale, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. Invece la sfiducia è solo cresciuta nel tempo», attacca Netanyahu, mentre l'estrema destra lo elogia. Bar si è assunto la responsabilità degli errori del 7 ottobre, preme per una commissione d'inchiesta statale, ma sostiene che le ragioni del suo siluramento non siano legate al massacro. «Lo fa per il Qatargate», sostiene il capo dell'opposizione Yair Lapid. Per Benny Gantz, rivale di «Bibi», il siluramento è «un colpo diretto alla sicurezza dello Stato per ragioni politiche e personali». Per il presidente di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, se Netanyahu «avesse combattuto Hamas con la stessa determinazione, l'Olocausto del 7 ottobre si sarebbe evitato».

Quanto alla tregua, nell'entourage del premier non credono che Hamas accetterà mai la «proposta Witkoff». Il piano prevede il rilascio immediato di 11 ostaggi e il ritorno di metà dei defunti, all'inizio di un cessate il fuoco esteso fino alla fine della Pasqua ebraica il 19 aprile, che si chiuderebbe con il ritorno di tutti gli ostaggi. Gli attacchi sugli Houthi in Yemen sono anche un modo per premere su tutti gli alleati dell'Iran perché si arrivi a un accordo su Gaza.

Nella Striscia, Israele torna a colpire

gli autori del 7 ottobre. Almeno sette terroristi del massacro sono stati uccisi nel nord, a Beit Lahia, dove l'aeronautica ha colpito una cellula di combattenti, alcuni dei quali operavano sotto copertura come giornalisti.

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