"Non avevo scelta". Marco Baldini, in una intervista al Corriere della Sera, spiega così il motivo che lo ha portato a lasciare Fuoriprogramma con Fiorello su Radiouno. "Non devo e non posso andare a fare il programma. Non sono in grado di sostenere un ruolo impegnativo, ma soprattutto metterei a rischio le persone". Qualcuno di pericoloso la cerca?, chiede la giornalista. E Baldini risponde: "Non sono banditi, sono persone esasperate che rivogliono i loro soldi. Ricevo 150 telefonate al giorno, mi citofonano, mi stanno addosso. Non posso più lavorare. Potrebbero arrivare lì e fare una piazzata tremenda. “Fuoriprogramma” non si registra in uno studio, ma in un bar in mezzo alla strada. Troppo pericoloso".
Fiorello che le ha detto? "Che gli dispiace, che non dovevo mollare perché finché non ho continuità sul lavoro non ne esco. Ed è vero. Quindi non ne esco. È un cane che si morde la coda. Dovrei lavorare tantissimo per poter pagare i debiti, ma non sono in condizioni di poter lavorare". Lui giura di non giocare più dal 2008, ma i debiti se li porta ancora addosso. "Nel 2011 ho perso il lavoro. Per due anni sono stato fermo perché Fiorello era fermo. E lì i debiti sono aumentati perché non avevo entrate. Ora non riesco più a far fronte a tutto. Ci vorrebbe solo che qualcuno si fidasse di me, pagasse i miei debiti e investisse su di me per progetti lavorativi futuri. Nessuno ha né voglia, né coraggio. E non lo biasimo. Chi vorrebbe darmi una mano non ha i soldi, chi ha i soldi non mi dà una mano". Ma quant’è il suo debito? "Non posso dirlo per rispetto verso chi guadagna 1000 euro al mese".
Baldini adesso lavora su RadioRadio, una emittente romana. "Sì, lì sono solo, in un ambiente protetto, ma non guadagno moltissimo. E comunque prima o poi verranno a cercarmi anche lì. Finora hanno minacciato di venire da Fiorello, ma verranno ovunque. Alcuni sono ex amici, impazziti di rabbia, hanno bisogno di quei soldi. Sono disperati, piangono, urlano, non si rassegnano. I creditori non mi danno tregua. La mia vita è un inferno". Rimpianti? "Sì. Era l’aprile del 1991. Avevo 40 milioni (di lire) di debito.
Valerio, un amico di Cecchetto, me li ha prestati. Metà li ho usati per i debiti, metà li ho giocati. Da lì è nata tutta la tragedia. Quella è la pallina di neve che è diventata valanga. L’errore più grande della mia vita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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