Se ci fosse la possibilità d'investire in una televisione italiana non ci penserebbe due volte. E non è affatto sicuro che l'era Berlusconi sia giunta al termine.
In un'intervista a Radio24, l'imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar, consigliere d'amministrazione di Cairo, che ha rilevato La7 da Telecom Italia, mette in chiaro che se la società cercasse un socio, non avrebbe nessun problema a farsi avanti.
Se la Rai fosse privatizzata, un passaggio che riterrebbe "positivo", Ben Ammar si farebbe avanti. Ma l'ipotesi non è praticabile e lo dice chiaramente l'Usigrai, che ricorda come "nessun grande Paese europeo si è privato del Servizio pubblico radiotelevisivo". Se l'idea dell'imprenditore è che una tv non pubblica si libererebbe dai partiti, il sindacato trova invece più urgente "approvare alcune riforme".
L'idea che l'imprenditore ha in mente è quella di un nodo televisivo che unisca il bacino del Mediterraneo, aggregando "60 milioni di italiani, 60 milioni di francesi e 60 milioni spagnoli".
Ben Ammar non si limita a commentare il panorama mediatico italiano. Dedica una battuta anche all'agone politico, spiegando che il periodo Berlusconi "non è assolutamente finito". Il Cavaliere, dice, "è come De Gaulle e gli italiani lo hanno capito". "È un perseguitato dalla magistratura, è innocente".
Ai dubbi di chi gli chiede se la Primavera araba sia fallita, Ben Ammar risponde che in realtà si sta "costuendo per la prima volta la democrazia" in Egitto e in Tunisia e nega il golpe al Cairo: "Morsi non ha
mantenuto le promesse". E chiede: "Non ci date consigli". Perché "spesso l'Occidente non capisce il mondo arabo". Proprio agli arabi consiglia invece di investire di più in Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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