Il bene più grande: scuole aperte

Cosa sarebbe dovuto cambiare con le scuole chiuse per 15 giorni? Forse una vaccinazione al 100% di tutti i cittadini da 0 a 100 anni?

Il bene più grande: scuole aperte

“Dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese. Farò quanto mi sarà possibile, senza tuttavia mai valicare i poteri tassativamente prescrittimi dalla Costituzione, perché l'unità nazionale, di cui la mia elezione è un'espressione, si consolidi e si rafforzi. Questa unità è necessaria e, se per disavventura si spezzasse, giorni tristi attenderebbero il nostro paese. Questo diciamo, perché vogliamo la libertà, riconquistata dopo lunga e dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra fraterna solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente perseguitati per le loro idee”. (Sandro Pertini, Discorso di insediamento, 9 luglio 1978)

Cari giovani,

in queste ore avverto tutto il vostro senso di smarrimento davanti alle esternazioni di una minoranza che fa tanto rumore e ci confonde. A quali esternazioni mi riferisco? Ne faccio una sintesi: si poteva aspettare 15 giorni per riaprire la scuola, perché tanta insistenza nella riapertura?… Mi chiedo, nel rispetto di tutti: cosa sarebbe dovuto cambiare in questi 15 giorni? Forse una vaccinazione al 100% di tutti i cittadini da 0 a 100 anni? Forse un miracolo che avrebbe fatto sparire per sempre il covid con le sue varianti?

Consapevole che la verità va indagata, che quel sapere aude è l’unica via per orientarci, soffro quando la libertà di espressione e di parola non si misura con il dovere di dare un contributo costruttivo, pacato e fermo alla riflessione. Non basta essere solo e sempre “contro”.

Trovo che sempre ma soprattutto in questo momento storico siano altamente lesive e pericolose quelle parole che confondono, esasperano, esacerbano i toni. Tempo sciupato, energie sprecate che rischiano di rallentare il percorso che il Paese Italia deve compiere per uscire da una crisi senza precedenti. E’ una situazione che ricorda l’esperienza del povero Renzo Tramaglino: arrivato a Milano, si lascia travolgere dalla folla, dalle parole studiate appositamente per esacerbare gli animi. Con tutto l’affetto e la simpatia per il nostro Renzo, noi non siamo come lui! Non siamo dei filatori di seta di un piccolo borgo, inesperti del mondo e della vita. Al contrario, ci vantiamo di aver raggiunto i più alti vertici della conoscenza, in tutti i campi: perché allora vogliamo confondere e lasciarci a nostra volta confondere?

Ci siamo lungamente lamentati di una certa costrizione, di un fare politico che ci considerava solo portatori di bisogni, abbiamo desiderato smarcarci dalle logiche assurde dell’assistenzialismo e abbiamo invocato di essere considerati cittadini attivi di un nuovo Welfare. Benissimo! Ma essere cittadini attivi e liberi implica necessariamente essere dotati di un alto senso civico che fa comprendere l’importanza di unire le forze di tutti per il bene comune. Come è possibile non capire che, in questo momento storico, il nostro dovere è solo quello di evidenziare le criticità per risolverle, non solamente per agire contro. Come non capire che in queste ore agire contro vuol dire compromettere per sempre il futuro dei nostri figli?

Dico, come sempre, la verità: mai avrei potuto immaginare che sarebbe stata una minoranza di cittadini e di giornalisti a creare tanto rumore, sciorinando numeri di classi in dad e di contagi, numeri che spaventano, smarriscono e confondono. Nessuno, mosso da retta intenzione, può mettere in discussione il lavoro di tutto il Governo, dei senatori, dei deputati, delle Istituzioni centrali e locali, per attuare tutti i correttivi necessari a far sì che la scuola possa proseguire nel rimanere aperta. Ovviamente, le difficoltà non sono mancate, c’era da aspettarselo. Però, chiediamoci sempre: qual è il bene più grande? Se esso è che le scuole rimangano aperte, si affronta tutto di conseguenza. Guardiamo sempre al bene più grande!

Dal 2020 sappiamo che con il covid dobbiamo convivere, non possiamo pensare di aspettare che passi per ritornare a vivere; non possiamo ignorare che la scuola in dad ha spaccato in due il Paese e acuito le diseguaglianze. Ancora, non possiamo ignorare che, lungo questi mesi, il piano vaccinale e la cabina di regia centrale con i tavoli di concertazione Stato - Regione ed Enti Locali ci hanno fatto fare significativi passi in avanti, come tutto il mondo ci riconosce.

Sappiamo tutti troppo bene a cosa andiamo incontro se chiudiamo le scuole: povertà, violenza, crisi generazionale, ce ne siamo già dimenticati? Sono convinta, infatti, che i terribili atti di violenza che si sono verificati a Milano sono la conseguenza più drammatica di una deprivazione culturale, di una anormalità creata dalle scuole chiuse. Per voi giovani avere una normalità di vita che vi porta a puntare la sveglia, ad avere degli orari, a saper gestire successi e insuccessi scolastici è di fondamentale importanza. Solo questa normalità vi strapperà da quella noia che alimenta la violenza davanti alla quale non si può rimanere indifferenti. Ecco perché insisto ed invoco che si uniscano le forze per tenere aperte le scuole, vero presidio di cultura, legalità, futuro.

Davanti a tutto questo ribadisco con forza: la scuola deve restare aperta con le dovute misure di sicurezza, perchè il covid e le varianti non passeranno domani e forse neanche dopo domani. So bene quanto sia alto il prezzo che si paga per restare coerenti con se stessi, con le proprie idee: solo così, però, si ottengono i risultati migliori, quelli che lasciano un segno di bene, per tutti.

Concludo tornando al nostro Renzo. E’ il mio personaggio preferito, perché rappresenta l’uomo così com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti, con le sue passioni e i suoi facili entusiasmi.

Alla fine del romanzo, Renzo comprende i suoi sbagli e dice: Ho imparato, – diceva, – a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì d’intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere.

Ecco, mi auguro che tutti possiamo imparare da Renzo, agendo con genuino disinteresse, riconoscendo i propri errori, sapendo trarre qualcosa di buono anche dalle vicende più dure e, apparentemente, incomprensibili.

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