Non va giù ai parenti delle vittime innocenti della criminalità organizzata la sentenza della Corte europea dei diritti umani, che potrebbe dare la possibilità ai condannati all’ergastolo di chiedere sconti e permessi seppure abbiano commesso delitti di mafia, benefici fino a questo momento accordati solo ai collaboratori di giustizia. Tra i primi a lanciare l’allarme è stato Paolo Siani, fratello del cronista de Il Mattino assassinato a Napoli dalla camorra nel lontano 1985.
Il parlamentare ha evidenziato come questo provvedimento potrebbe riguardare ben 944 ergastolani, sconvolgendo ulteriormente la vita di famiglie che hanno subito la violenza criminale sulla propria pelle, avendo perso i propri cari, vittime delle guerre di potere delle mafie. In Campania sono diversi i casi di innocenti morti sotto i colpi delle organizzazioni malavitose.
La voce dei parenti di queste persone è unanime: “Questi benefici sono inaccettabili”. Un appello è stato lanciato in Parlamento. I familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata sottolineano come, con molta probabilità, in Europa non conoscono la realtà italiana e, soprattutto, campana. Nella regione patria della camorra si contano decine di omicidi di persone che non c’entravano nulla con la camorra.
Oltre al giornalista Giancarlo Siani, altri innocenti hanno perso la vita per colpa della criminalità organizzata sul territorio. È il caso di Silvia Ruotolo, assassinata nel corso di una sparatoria tra bande rivali a Napoli ventidue anni fa, o di Raffaele Granata, titolare di un lido balneare di Castel Volturno, nel Casertano, ammazzato nel luglio 2008 dal clan dei Casalesi per aver detto no al racket. I loro figli, impegnati a vario titolo nel sociale, non sono d’accordo con la sentenza della Corte europea dei diritti umani.
Dello stesso parere i familiari di Gigi Sequino, il giovane assassinato nell’agosto del 2000 insieme all’amico Paolo Castaldi dagli spari all’impazzata di alcuni camorristi mentre era fermo con l’auto sotto la sua abitazione e di Ciro Colonna, ucciso a Ponticelli,
periferia di Napoli, a giugno del 2017, solo perché si trovava in strada al momento di un agguato. I parenti si dicono sconcertati e si appellano al Parlamento italiano. Per loro la sentenza della Corte è inaccettabile.
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