Era stata nominata affidataria di due bambini, ma la donna, quei piccoli, non li ha mai accuditi. Maria (nome di fantasia, ndr) sarebbe l'ennesima vittima dei servizi sociali della Val D’enza. Gli stessi che, secondo la Procura di Reggio Emilia, avevano messo in piedi un presunto giro di affari illecito denunciato nell’inchiesta “Angeli e Demoni”.
Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato quando i servizi sociali approfittarono dei problemi economici della donna che, trovandosi in difficoltà, cadde nella trappola dei “demoni”, come racconta Il Resto del Carlino. Maria si era rivolta ai servizi sociali della Val d’Enza, indirizzata dal centro per l’impiego. “Feci un tirocinio di segreteria, percependo 550 euro mensili per i primi sette mesi”. Fu proprio in quell’occasione che la signora incontrò Federica Anghinolfi - dirigente dei servizi sociali, ora agli arresti domiciliari - alla quale chiese aiuto. “Le domandai di poter lavorare, e lei mi propose come cuoca in una struttura pomeridiana di aggregazione giovanile in Val d’Enza per tre volte alla settimana in cambio di 360 euro al mese. Mi disse che era necessario formalizzare la mia attività attraverso un documento”. Un semplice contratto. Che si rivelò, poi, una vera e propria truffa. Per lavorare in cucina, Maria doveva prendersi carico dell’affido di due minori. O, almeno, così era scritto sulla carta.
“Mi fu consegnato un foglio dove Federica indicava che mi dava un bambino in affido sostegno”. Ma, di fatto, la donna quel bambino non lo ha mai accolto in casa sua. Una storia che si è ripetuta anche l’anno successivo. Un contratto, un bambino. Era questo l’accordo. “In realtà, né nel 2017, né nel 2018 diedi ai due minori alcuna accoglienza. Li conosco solo perché a pranzo cucino per loro e per tutti gli altri ragazzi. Non conosco le loro storie e neppure chi siano i genitori”.
Ma quale era il ruolo di Maria? A cosa servivano le dichiarazioni di questi affidi fantasma? A spiegarlo è proprio lei, che racconta, riferendosi a Federica Anghinolfi: “Mi chiese di diventare un tramite per il pagamento delle spese di psicoterapia, senza precisarmi il perché”. Funzionava così: “Da quel momento i servizi sociali, a cui il centro ‘Hansel e Gretel’ trasmette le fatture a me intestate per la psicoterapia del minorenne, mi anticipano ogni mese la somma sul mio conto. Poi io, come da indicazioni di Federica, faccio un bonifico alla ‘Hansel e Gretel’”.
Insomma, la cuoca doveva pagare le visite di psicoterapia dei bambini che non teneva in affido. Come conferma anche la madre del piccolo: “Mio figlio è sempre rimasto a casa, sotto la supervisione dei servizi sociali. Sono sbalordita, ero all’oscuro di tutto. Non conosco questa signora e mio figlio non le è mai stato affidato”. Un tranello pensato nei dettagli e tutto, per far uscire i soldi da dare alla cuoca dai fondi dell’Unione dei Comuni.
Come sostengono le carte: “Attraverso il documento falso è stata predisposta la pezza d’appoggio per dare alla cuoca una sorta di retribuzione in assenza di assunzione formale, facendo inserire la voce di spesa nel bilancio dell’Unione dei Comuni come “rimborso affidò per il bambino”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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