Bimbo di 2 anni ucciso a calci e pugni dal papà: fratellino torna dalla madre rom

Il piccolo era stato massacrato di botte dal padre nel 2019. Alla madre rom, nel 2021, il Tribunale per i Minorenni aveva tolto il figlio di 2 anni. Ma la Corte d'Appello ora ribalta la decisione revocando l'adottabilità del bimbo

Un'aula di tribunale (foto di repertorio)
Un'aula di tribunale (foto di repertorio)

Il figlioletto di due anni era stato massacrato di botte, fino alla morte, dal compagno violento: un 26enne rom con la cittadinanza italiana. Due anni dopo il brutale infanticidio - sul corpo esanime del piccolo erano stati contati ben 51 pugni e calci in testa, lacerazioni del labbro superiore, morsi su braccia e schiena, ustioni con fiamma viva sotto un piede - alla madre del bimbo, una 23enne rom apolide, il Tribunale per i Minorenni aveva tolto anche un altro figlio, di due anni, del quale la donna era incinta la notte del delitto. Nel 2021, i giudici avevano dichiarato l'adottabilità del minore che quindi era stato collocato in nuova famiglia avente i requisiti per l'adozione. Ma ora la Corte d'Appello ribalta la decisione e ordina che la madre possa tornare ad incontrare il bimbo sollevando, altresì, il Comune di Milano dalla nomina di tutore provvisorio del piccoletto.

L'infaticidio

A raccontare la storia è il giornalista Luigi Ferrarella sul Corriere.it. L'infanticidio risale alla sera del 22 maggio 2019, in una casa popolare alla periferia di Milano. Il 25 maggio del 2021, su richiesta del pm Giovanna Cavalleri, la Corte d'Assise aveva condannato all'ergastolo, con l'accusa di omicidio volontario e tortura, il padre del bimbo. L'uomo era stato accusato anche di abusi nei confronti della compagna. In secondo grado, circa un anno dopo la sentenza, la Corte d'Assise d'Appello aveva ridotto la pena a 28 anni riqualificando i fatti come "maltrattamenti del bimbo aggravati da lesione da morte - scrive Ferrarella - assolvendo invece l'uomo dai maltrattamenti alla compagna in funzione di una diversa (e opposta) valutazione della valenza probatoria delle dichiarazioni della donna" che si era costitituita parte civile nel processo penale.

La revoca della responsabilità genitoriale

Il 21 ottobre del 2021, il Tribunale dei Minori di Milano, presieduto da Maria Stella Cogliandolo, aveva sollevato dalla responsabilità genitoriale la madre del bimbo nonostante sia il pm che la curatrice del piccolo, il consulente tecnico d'ufficio, e la comunità dove la donna e l'ultimogenito erano ospiti da due anni fossero contrari all'adottabilità. Ma ad essere decisiva era stata la valutazione dell'assistente sociale del Comune, l'unica favorevole all'adozione del minore. Pertanto i giudici avevano ritenuto "del tutto incerti i tempi in cui la madre riuscirà a completare il proprio percorso di crescita e ad acquisire competenze genitoriali tali da consentirle di occuparsi adeguatamente del figlio" tanto più che "per la definizione delle pendenze penali della madre", ai domiciliari per alcuni furti commessi tra il 2014 e il 2018, "necessitano tempistiche incompatibili con le necessità di crescita del minore".

Il ricorso

Nei giorni scorsi, la Corte d'Appello ha deciso di accogliere il ricorso contro l'adottabilità del bimbo presentato dal legale del genitore, l'avvocato Laura Necioni. I giudici hanno infatti deciso di restituire la respondabilità genitoriale alla donna sulla scorta "dei progressi fatti nel proprio progetto di reinserimento sociale".

La mamma del bimbo è stata accolta in una struttura di una fondazione che lavora con il Centro Antiviolenza della Mangiagalli ottenendo l’affidamento in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Sorveglianza per scontare la pena residua per i furti commessi in passato. Il consulente d'ufficio ha precisato che "nel rapporto con la madre il figlio la cercasse e recepisse come centrale".

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