"Venduti 181 dossier riservati". Ora l'ordinanza incastra Biot

L'ufficiale di Marina si avvale della facoltà di non rispondere. Nel colloquio di garanzia chiesti i domiciliari. Intanto sono partiti i due funzionari russi espulsi

"Venduti 181 dossier riservati". Ora l'ordinanza incastra Biot

Si aggrava la posizione di Walter Biot, l'ufficiale di Marina arrestato per aver venduto documenti classificati ai russi. L'uomo si è avvalso subito della facoltà di non rispondere. "Sono frastornato e disorientato ma pronto a chiarire la mia posizione" ha detto il capitano di fregata difeso dall'avvocato Roberto De Vita, e, come riportato da AdnKronos, "ha chiesto tempo per raccogliere le idee" prima dell'interrogatorio con gli inquirenti. Ma nel frattempo l'ordinanza emessa dal giudice consegna un quadro molto complesso di tutta la vicenda.

Le dichiarazioni consegnate all'avvocato

Il Corriere della Sera ha riportato le parole affidate da Biot al suo avvocato. "Non avevo alcun interesse politico o ideologico. Non ho mai messo a rischio la sicurezza dello Stato, non ho fornito alcuna informazione di rilievo. Non ho dato alcuna informazione classificata. Non ho mai fornito documenti che potessero mettere in pericolo l’Italia o altri Paesi". Queste le prime parole dell'ufficiale di Marina. "Io ho quattro figli, il primogenito che non lavora, due figlie che studiano e la più piccola che ha una grave malattia e necessita di cure particolari. Ho sbagliato ma l’ho fatto per la mia famiglia. Ho avuto un momento di grandissima debolezza e fragilità. Sono stato coinvolto in un meccanismo più grande di me. Avevo un debito che non riuscivo a ripagare" ha continuato.

L'ordinanza del giudice

Secondo l'ordinanza di custodia cautelare, Biot avrebbe venduto "181 foto di materiale classificato, 9 documenti bollati come 'riservatissimo' e 47 documenti segreti provenienti dalla Nato". L'azione di Biot, spiega l'ordinanza, non è stata una "attività isolata e sporadica" mostrando invece "modalità esecutive che mostrano in maniera palmare l'estrema pericolosità del soggetto stante la professionalità dimostrata nel compimento delle suddette azione desumibile dai parecchi strumenti utilizzati (4 smartphone) e dagli accorgimenti adottati".

In attesa degli ulteriori riscontri delle indagini, la posizione di Walter Biot si fa molto difficile. L'ufficiale di Marina in forza allo Stato Maggiore della Difesa rischia una pena superiore ai 15 anni di carcere. Questa mattina l'intervista della moglie al Corriere della Sera è sembrato un maldestro tentativo per "scagionare" il marito dalle accuse di tradimento. La donna ha parlato di problemi personali, di soldi che mancavano nonostante i tremila euro di stipendio e di una vita che ormai era diventata insostenibile. Tesi ribadita anche a Domani, a cui la moglie ha detto che il marito era "ansioso e preoccupato" e che "se ha sbagliato è perché abbiamo problemi economici a causa del Covid". Ma queste parole rischiano di essere un terrificante boomerang mediatico. Nel pomeriggio escono anche le parole del figlio su Repubblica: "L'ha fatto per la famiglia". Una posizione che però non deve far dimenticare il dato principale: l'accusa è quella di tradimento verso il proprio Paese.

A che punto sono le indagini

Le indagini dovranno chiarire tantissimi punti rimasto oscuri. Innanzitutto da quando è iniziata la cessione di documenti e soprattutto come è stato avvicinato dal servizio d'intelligence russo. Le spie sono chiaramente ben consapevoli della persona che scelgono come interlocutore, e quindi non è stato ovviamente casuale che l'occhio dei russi sia finito su Biot. Probabilmente negli uffici dei servizi di Mosca avevano avuto accesso ai suoi dati o a notizie specifiche sulla sua condizione economica.

Un segnale d'allarme che adesso risuona in tutta la Difesa e che farà sicuramente riflettere sulla possibilità di qualche crepa all'interno di un sistema di controspionaggio che ha dimostrato, in sede di indagine, di funzionare in modo ottimale. Oltre al contatto, Biot dovrà poi chiarire quali documenti sono stati consegnati al funzionario russo che incontrava nell'ormai famigerato parcheggio di Spinaceto, nella periferia sud di Roma. E si può intuire che, con un pedinamento iniziato da parecchio tempo, quei dossier cui aveva accesso il capitano di fregata fossero poco rilevanti se non ininfluenti. Almeno da quando sono scattate le indagini.

I funzionari russi lasciano l'Italia

Dall'aeroporto di Fiumicino è partito il volo per Mosca Sheremetyevo con a bordo Dmitrij Ostroukhov e Aleksej Nemudrov. Sono loro i cittadini russi espulsi dopo la scoperta del caso di spionaggio e l'arresto di Walter Biot.

Secondo quanto riportato da Agenzia Nova, Ostroukhov è l'uomo dell'ufficio dell'addetto militare presso l'ambasciata russa arrestato insieme all'ufficiale della Marina. Nemudrov, invece, è il capo dell'ufficio militare a Roma ed ha un passato nella Marina russa.

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