Sulle montagne del Carso è un po' come se il tempo non si fosse mai fermato. Come se il virus non avesse chiuso tutti in casa, anzi. Rispetto al passato anche i migranti a volte indossano la mascherina. Ma l'Italia vista dall’estero continua ad essere un "porto sicuro" dove rifugiarsi. Sono ormai anni che gli abitanti di San Dorlingo, Mattonaia, Montedoro e delle altre località dell'altipiano di Trieste quasi ogni mattina vedono scendere verso valle file di migranti in arrivo dalla Slovenia. Camminano a bordo della strada, puntano sulla città per chiedere asilo. Arrivano a gruppi, più o meno folti.
La notte attraversano il confine sloveno e alle prime luci dell’alba affrontano il breve cammino che divide le frontiere dal centro di Trieste. Anche in piena emergenza coronavirus, il flusso non si è mai fermato. Il grattacapo immigrazione non riguarda solo le isole. "Il governo annuncia una sanatoria per clandestini, e gli sbarchi aumentano (+350%). Stanotte a Lampedusa altri 136 arrivi", attacca Matteo Salvini. Ma una buona fetta del problema si sta vivendo a Nord Est, seppure con meno rumore. Lo aveva denunciato quasi due mesi fa anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Da allora, secondo quanto risulta da fonti di polizia del Giornale.it, il viavai non si è mai fermato. La scorsa settimana ne sono arrivati 140. Almeno 17 nella mattinata di martedì, 46 nell’ultima domenica di aprile. Ben 33 due giorni fa. Altri 30 stamattina in località Domio. Negli ultimi 10 giorni sarebbero quasi 250 i clandestini approdati in territorio italiano. "La Slovenia non li ferma, non li identifica e li fa passare impunemente", conferma Edoardo Alessio, Segretario generale provinciale dell'FSP polizia di Stato. "Continua imperterrita l'ascesa dei migranti dal Carso sloveno in direzione Trieste. Nonostante il lockdown, che costringe a casa i cittadini e che ha fatto chiudere i confini (da parte slovena), la tratta di esseri umani è continuata per tutti i quasi due mesi di blocco, andando a rinfoltire la città di profughi scappati dai loro Paesi". Per Alessio siamo in una "situazione di emergenza", non solo per l'accoglienza da garantire agli immigrati. Ma anche perché "le forze dell’ordine, impegnate nel controllo del territorio per il severo rispetto del DPCM emanato dal Consiglio dei Ministri, hanno estrema difficoltà ad affrontare una rotta migratoria che non dà tregua a causa della carenza cronica di personale". Il timore è che la rotta balcanica possa tornare a infoltirsi, rischiando di riversare sulla frontiera triestina un flusso incontrollato di migranti. Soprattutto adesso che l'estate è ormai alle porte. "È chiaro che ora il bisogno di un rinforzo diventerà determinante a fronte delle notizie che arrivano dai Balcani, dove si segnalano molti disperati in direzione centro Europa", continua Alessio. "Oltre alla polizia di Frontiera, che già soffriva le difficoltà prima della pandemia, ora soffre anche la Questura che è de facto a mezzo servizio per la chiusura voluta dal ministero dell'Ufficio Immigrazione. Uno degli uffici che più soffre ed è esposto alla pericolosità di eventuali contagi è il gabinetto di Polizia scientifica, che nonostante la buona volontà messa in campo dagli operatori e l’esiguo numero di uomini deve far fronte ad una pressione costante di immigrati da foto segnalare ed identificare”. C'è poi il nodo Slovenia. Stando agli accordi e alle regole di Dublino, spetterebbe a Lubiana bloccare, identificare e trattare i migranti che transitano nel proprio territorio. Non è certo l’Italia, né quindi il Friuli Venezia Giulia, lo Stato di "primo approdo" di queste persone in fuga. "Denunciamo il bisogno urgente di un intervento del Governo diretto a un'azione diplomatica che richiami alle proprie responsabilità la Slovenia nel adempiere ai compiti di Stato europeo confinante con nazioni non aderenti a Schengen - attacca Alessio - Bisogna costringerla a prendersi carico dei profughi, come dovrebbe fare ma non ha mai eseguito con la dovuta fermezza che ci si sarebbe aspettati". Non è un caso se nei giorni scorsi l'assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha interpellato il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo di intervenire sulle frontiere friulane con la stessa attenzione con cui il Viminale ha controllato (e multato) gli italiani pizzicati fuori casa durante il lockdown. "In questo periodo di quarantena, visto l'impiego di esercito, elicotteri e droni, abbiamo riscontrato l'assoluta possibilità di controllare capillarmente il territorio", ha detto l’assessore, inviando anche una stoccata a Lubiana che nei primi giorni del contagio ha chiuso i confini in entrata dal territorio italiano per contenere il virus e "tutelare i propri interessi". "Il fatto che oggi tra Fernetti e Montedoro siano stati rintracciati 35 richiedenti asilo - conclude Roberti - fa capire che evidentemente manca semplicemente la volontà di controllo del territorio da parte del Governo. Il continuo arrivo dei richiedenti asilo sono un peso in questa emergenza che Trieste non può sopportare, anche per la necessità di far svolgere loro il periodo di quarantena".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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