Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, rivolgendosi ai giovani ha detto una cosa che fa molto discutere. E non solo in America: "Meglio fare l'idraulico che andare ad Harvard". Il consiglio del primo cittadino della Grande mela è rivolto - come lui stesso precisa - alle "persone di medie capacità". Non ai cervelloni. Bloomberg, plurimiliardario che rivendica con orgoglio di essersi fatto da sé, sottolinea che il buon lavoro manuale corre meno rischi in periodi di crisi. Poi spiega meglio il suo ragionamento. Un bravo idraulico non può esserer sostituito da un computer e, soprattutto, non avrà l’incubo di dover ripagare i prestiti presi per studiare: "Quarantamila o 50.000 dollari l’anno per 4 anni" (in America le università private sono carissime) senza alcuna garanzia di trovare un lavoro all’altezza.
Il dibattito è aperto: ha ragione Bloomberg oppure no? Per Umberto Veronesi poco importa il lavoro che si fa: ma "dovremmo essere tutti laureati" perché il sapere è alla base dell’uomo. Il famoso oncologo ha commentato così le dichiarazioni di Bloomberg. La possibilità di accedere alla conoscenza, ha aggiunto, "varia da Paese a Paese, ma vale il principio. In Italia l’accessibilità alla scuola è molto ampia, in America invece è molto più ristretta per questioni economiche". In effetti il nodo centrale della questione sembra proprio questo: la possibilità di scegliere. Al limite anche di sbagliare.
La provocazione di Bloomberg a noi italiani forse ricorderà la battuta fatta nel 2007 dal ministro Padoa Schioppa, che riferendosi ai giovani li definì, in modo un po' sprezzante, "bamboccioni", sottolineando il loro ritardo, rispetto a molti altri paesi, dell'uscita dal "nido materno". Ma anche l'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non era stata da meno, usando il termine "choosy" (schizzinosi) per etichettare i giovani che preferiscono starsene a casa che adattarsi facendo lavori più umili.
Il ragionamento del sindaco di New York è un po' diverso: si basa su considerazioni più economiche che sociali. Quanto costa (allo Stato ma soprattutto alle famiglie) far prendere un titolo di studio ai ragazzi? E quali sbocchi lavorativi ed economici possono avere i giovani laureati? Un ragionamento forse troppo semplicistico ma che merita un'attenta riflessione. Alcuni mestieri, molto ben retribuiti, vengono letteralmente snobbati e le università sfornano tantissimi laureati con scarse prospettive occupazionali.
Sarebbe giusto, forse, adoperarsi per trovare un migliore equlibrio. Ma come? Il dibattito è aperto. Diritto allo studio, meritocrazia e ascensore sociale: temi che, in America come in Italia, riguardano in modo trasversale la destra e la sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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