L'esplosione dell'autocisterna sulla A14 è stato un incidente che difficilemente si dimenticherà.
La dinamica, i danni, i risarcimenti, la vittima e i feriti rimangono fissi nella memoria. Ora a parlare è il camionista che lunedì scorso è stato tamponato dall'autocisterna. "Macinando migliaia di chilometri - dice in un'intervista a Il Messaggero - al giorno mi sono imbattuto in centinaia di incidenti. Ma mai avrei pensato di potermi trovare in una situazione del genere. Ancora non riesco a credere di essere vivo".
Il camionista miracolato arriva da Maddaloni, un comune in provincia di Caserta. Si chiama Antonio Verdicchio e ha 42 anni. E sono ben 26 anni che fa avanti e indietro per la nostra penisola per lavoro. Ma l'incidente sulla A14 rimane per lui il più spaventoso di sempre. Ma cosa ricorda Antonio degli attimi precedenti all'incidente? "Mi sono accorto - racconta - dallo specchietto retrovisore che stava arrivando un camion a velocità sostenuta. Ho avuto l'intuizione di accelerare e sterzare a destra, mentre mi trovavo incolonnato nel traffico della tangenziale. Così ho affiancato l'altro autoarticolato che mi precedeva in modo da poter scendere subito dalla cabina di guida. Una volta sganciata la cintura di sicurezza, appena il camion si è capovolto mi sono lanciato dall'abitacolo".
Il 42enne sa di essere un miracolato, "ho riportato solo una rottura del setto nasale e leggere ustioni alla schiena e alle braccia". Ma cosa ha fatto una volta sceso dal camion? "Ho iniziato a urlare - continua - gridavo a tutti quelli che si trovavano intorno al disastro di allontanarsi rapidamente. Avevo chiara la percezione di quello che sarebbe potuto accadere. Siamo del mestiere e certi incubi ce li portiamo dietro. La cisterna è esplosa in pochi minuti sprigionando un'aria irrespirabile e caldissima. Le fiamme ci hanno raggiunto nonostante ci trovassimo a duecento metri di distanza".
Il camionista, quindi, ricorda la tanta solidarietà ricevuta: "Centinaia di persone ci venivano incontro con bottiglie e secchi d'acqua per bagnare i vestiti che avevamo addosso e stavano andando a fuoco". Ora Antonio si trova a casa, ma dovrà tornare in ospedale per curare "le bolle che ho lungo la schiena. Avverto molto dolore, anche se fortunatamente mi sembra che la situazione non sia grave. Quella delle cure sarà la prima tappa obbligata.
Poi con tutta la famiglia, mia moglie e i miei tre figli, mi recherò in visita all'abbazia benedettina del Santissimo Salvatore per onorare questo miracoloso 6 agosto che mi ha consegnato tanta fede. Porterò in dono la tuta che indossavo andata in fiamme".
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